Fin dal 18 febbraio 2012
ho affrontato le vicende dei due Fucilieri di Marina Massimiliano
Latorre e Salvatore
Girone non esprimendo mai posizioni di innocenza o
colpevolezza, pur essendo convinto della loro innocenza anche sulla base di riscontri tecnici oggettivi.
Ho solo denunciato fin dal principio il mancato
rispetto della normativa internazionale e del Diritto Consuetudinario nella
vicenda dei due Sottufficiali italiani, accompagnato dalla sudditanza
dimostrata dall’Italia nei confronti dell’India, con un’assoluta e vergognosa
cessione di sovranità nazionale a danno, peraltro di due cittadini italiani.
E’ un obbligo morale oltre
che oggettivo sul piano giudiziario, quello di accertare le responsabilità per
la morte dei due pescatori indiani, ma nel rispetto assoluto delle regole che
sicuramente non concedono questa prerogativa all’India ed ai suoi Tribunali
Speciali.
In questa ottica, oltre a palesi
incongruenze tecniche relative ai fatti avvenuti, in un paese normale, quando
si indaga per accertare i fatti ed attribuire responsabilità, le dichiarazioni
rese a bordo di una nave italiana da un ufficiale di Polizia Giudiziaria
(questa la qualifica attribuita al Capo Latorre a bordo della Enrica Lexie
dalla oribilis L.130/2011), supportate da quelle coincidenti dei colleghi,
agenti di Polizia Giudiziaria e dalle testimonianze di ufficiali della nostra
marina mercantile (http://video.repubblica.it/dossier/enrica-lexie/il-comandante-in-seconda-non-sono-stati-i-maro-a-colpire-i-pescatori/122037/120524),
dovrebbero godere di fede privilegiata (ex art.2700 cc), salvo se ne possa
provare la falsità.
Un obbligo etico disatteso completamente dall’India con una
supina accondiscendenza dell’Italia che non ha fatto nulla per pretendere che
ciò avvenisse, nemmeno approfittando di circostanze favorevoli create dalla
pregressa azione diplomatica .
L’ex
Ministro Terzi ha riportato in Italia e per due
volte i due Fucilieri di Marina, e con altrettanta cadenza l’ex Premier Monti li ha rimandati indietro,
decisioni condivise dell’ex Ministro Di Paola. Occasioni perse per far valere
in maniera certa e senza esitazioni le ragioni italiane senza dover sottostare
al ricatto indiano perpetrato tenendo in ostaggio sul proprio territorio due
cittadini italiani.
Quanto all’esistenza di “prove a
carico” molti i dubbi se non la certezza che le indagini indiane siano state
portate avanti con un inaccettabile approccio di preclusione nei confronti dei
nostri militari. Tutto ciò anche se il quotidiano La Repubblica ci ha
recentemente informato che il Governo e di due Dicasteri importanti come Esteri
e Difesa “riservatamente conoscono le prove contro i
due marò”. Se così fosse non si comprende perché non le rendano pubbliche nel
rispetto di una massima trasparenza istituzionale.
Affermazioni in netto contrasto con
quanto ci propongono le immagini di un brevissimi video (https://www.facebook.com/photo.php?v=294793750652953&set=vb.469375633144312&type=3&theater)
e con quanto riportato nell’analisi tecnica depositata presso la Procura di
Roma dal perito Luigi Di Stefano (http://www.seeninside.net/piracy/).
Non è, comunque, condivisibile che
le Autorità indiane, arrogandosi unilateralmente il diritto di procedere nella
più completa disattenzione del diritto internazionale, indaghino i due prigionieri ignorandone
qualifiche e funzioni. E’, però, comprensibile l’approccio indiano in
considerazione che l’Italia a suo tempo ha concesso che la nave Enrica Lexie
rientrasse in un porto dell’India ed a accettato che i due Fucilieri di Marina si
costituissero. Un’Italia che in 19 mesi continua a rimanere alla finestra senza
pretendere il rispetto degli accordi e della normativa internazionale.
Per contro, assistiamo, invece ad
una serie di azioni non meglio definibili ed anche in contrasto fra loro, che
pregiudicano ancora di più la situazione. Un
Commissario del Governo delegato in toto a gestire la vicenda
che da 600 giorni fa avanti ed indietro con l’India con i risultati che tutti
vediamo.
Il Ministro della Difesa Mauro che sostiene
l’innocenza dei due Fucilieri di Marina, mentre il MAE lo
ignora e di fatto lo smentisce, con la sibillina frase “non è accertata
l’innocenza dei due Marò”.
Un Ministero Affari Esteri che,
improvvisamente, affidandosi ad “uno staff” non meglio definito decide di
uscire sulla ribalta internazionale ed istituzionale con una pagina Facebook del Ministro degli
Affari Esteri della Repubblica, eccedendo però al proprio compito. Staff che si
produce in pubbliche affermazioni, non smentite a livello Istituzionale, che per
taluni aspetti mettono in dubbio, senza proporre nuovi fatti, la veridicità
delle dichiarazioni di due agenti e ufficiali di Polizia Giudiziaria contenute
nel rapporto di Massimiliano Latorre diffuso dai quotidiani nazionali fin dal
21 feb.2012.
Affermazioni contrastanti anche con
la pur pavida ed inefficace linea politico-diplomatica italiana e che sicuramente
sono già arrivate a Dehli, insieme all’inopportuna frase attribuita ormai da
una settimana al Ministro Bonino, che ormai le appartiene non essendo stata ad
oggi smentita.
2 commenti:
Forse la pregiudiziale per la Bonino e' che sono dei militari e percio' gia' in posizione svantaggiata da un sentimento comune ed avverso,tipicamente italiota.
O più semplicemente la Bonino non ha studiato Diritto e Giurisprudenza dove la presunzione di innocenza (fino a prova contraria) a valore sino al termine dei procedimenti penali.
Inoltre c'è una massima nel Diritto che dice: meglio un criminale libero che un innocente in prigione.
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