venerdì 31 gennaio 2014

Latorre e Girone, merce di scambio per interessi personali

Il 25 ottobre ho ipotizzato in queste pagine che i due Fucilieri di Marina ormai in ostaggio dell’India da 24 mesi erano stati venduti per trenta denari a vantaggio di interessi di settore e  personali.  

L’8 gennaio ho ripreso l’argomento dopo che giungevano notizie sulla vicenda Finmeccanica / India sempre più convinto che i due militari italiani avevano rappresentato la merce di scambio per garantire interessi globali a livello nazionale e soprattutto per tutelare precipue figure istituzionali e lobby di potere economico.

“Merce di scambio” immediatamente resa disponibile dall’Italia come possibile contropartita per rabbonire la controparte indiana adirata perché i fatti erano diventati di dominio pubblico, rivelando al mondo la sensibilità di personalità indiane a proposte corruttive.

Oggi questa ultima ipotesi è confermata da notizie pubblicate da quotidiani nazionali dove si evidenzia il coinvolgimento di massimi livelli governativi indiani nel giro delle ipotesi di tangenti versate dalla Società e di cui si sta occupando il Tribunale di Busto Arsizio. Una lunga lista di nomi, fra cui  Mohamed Singh Presidente dell’India e Ahmed Patel segretario politico di Sonia Gandhi.

Sempre più evidente,  quindi che quando l’ex Premier Monti in Parlamento il 26 marzo 2013 relazionò sulla decisione di far rientrare in India i due Marò accennando anche alla difesa di interessi economici italiani, si riferiva probabilmente anche a quanto sta emergendo ora.

A tale riguardo, non è nemmeno azzardato ipotizzare che il Senatore Monti in quei giorni abbia condiviso le sue decisioni  con il suo Ministro allo Sviluppo Economico Corrado Passera e con L’Ammiraglio Di Paola al momento Ministro della Difesa, in possesso di un consolidata esperienza nei rapporti internazionali riguardanti le industrie italiane impegnate nel settore di forniture militari,  per pregressi incarichi di vertice nell’area tecnico - amministrativo della Difesa.

Sempre di più evidente, quindi, che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone siano stati al centro di interessi economici rilevanti e che l’India abbia approfittato della vicenda dell’Enrica Lexie per poter garantirsi la gestione di importanti rapporti economici in corso con l’Italia, usando come contropartita la sorte di due militari italiani.

Una vera propria forma di ricatto portata avanti da 24 mesi dall’India, forse anche con lo scopo di proteggere personalità istituzionali indiane, facendo leva sul destino di due nostri militari ceduti alla giustizia di Delhi dall’Italia,  con una decisione al momento dichiarata per “mantenere la parola data” ma le cui motivazioni oggi assumono ben altri connotati. Chiaro a tale riguardo l’articolo che ci propone il dott. d’Ecclesia che scrive  “Ecco la carta che potrebbe rendere incandescente la partita tra il governo indiano e l’Italia. Da un lato il destino dei nostri marò, Massimiliano La Torre e Salvatore Girone. Dall’altro lato, secondo un documento agli atti della Procura di Busto Arsizio, ci sono politici in India che hanno preso mazzette milionarie da Finmeccanica per la commessa degli elicotteri Agusta del 2010” .

Lo Stesso Onorevole Cicchitto, Presidente della Commissione Esteri della Camera, anche se con un certo ritardo comincia a prendere coscienza del problema e dichiara “Italia in debito con marò”.

Perché allora non iniziamo a ripagare l’India con la loro stessa moneta. Il Diritto Internazionale prevede la rappresaglia, attuiamola cominciando a ritirarci dalla Missione ONU “UNMOGIP” voluta dalle Nazioni Unite dal gennaio 1949 per garantire il cessate il fuoco fra India e Pakistan per il controllo del Kashimir.

Un impegno a cui l’Italia ancora partecipa al momento con la presenza di un Ufficiale come si evince dal sito dell’Esercito e che dovrebbe invece essere immediatamente annullato richiamando in Patria l’Ufficiale per evitare che, all’occorrenza,  anche lui possa rappresentare  merce di scambio in mano indiana.

Fernando Termentini, 31 gennaio 2014 - ore 12,30  

 Fonti :


(https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=8896682310981339226#editor/target=post;postID=6783254326921315133;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=4;src=postname)


(http://www.esercito.difesa.it/Attivita/MissioniOltremare/MissionidiOsservazione/MissioniONU/Pagine/UNMOGIPIndiaePakistan.aspx?status=In%20atto)

 

lunedì 27 gennaio 2014

La Bonino emette sentenze : Latorre e Girone la situazione è causata da chi ora si agita

Leggiamo che il Ministro Bonino dichiara oggi a Radio24, come riporta un quotidiano nazionale (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-01-27/caso-maro-bonino-situazione-causata-chi-ora-si-agita-molto-112749.shtml?uuid=ABxTwUs),  che Governo ha scelto la linea “non degli urli, senza slabrature, con una posizione solida anche dal punto di vista giuridico: questa era la strada da seguire”.

Continua affermando che tra chi  “oggi si agitano tanto sono all'origine del "caso marò" e specifica che i militari si trovavano sopra una nave per una legge “una legge più che discutibile su cui, come Radicali, votammo contro” Il decreto sulle missioni La Russa specifica : “Un decreto che prevedeva la presenza di militari su navi civili, senza stabilire per bene le linea di comando”.

Si può anche condividere il pensiero che la legge 130 del 2011 in base alla quale sono previsti  Nuclei Militari di Protezione a bordo delle navi sia da migliorare e per taluni aspetti sia necessario rivederne anche i decreti attuativi, ma il Ministro degli Affari esteri non si può limitare a fare del caso una palestra solo politica solo perché i radicali allora ancora in Parlamento votarono contro la legge.

Nessuno contesta il sacrosanto diritto democratico di esprimere giudizi ed opinioni, ma dalla Rappresentante della Farnesina, quarantennale paladina del rispetto dei diritti umani e della “trasparenza di Stato”, ci si aspetterebbero anche altre precisazioni.

Un paio di puntualizzazioni in particolare. Perché il Ministro non si pone anche il dubbio sulle responsabilità di chi ha deciso di estradare i militari Italiani il 22 marzo 2013 contro i vincoli imposti dalla Costituzione sugli obblighi da rispettare se lo Stato “ricevente” preveda la pena di morte, un atto compiuto con decisione autonoma, senza alcuna decretazione di un Tribunale italiano ed in assenza di prove certe. Ed ancora, perché non si domanda il motivo per cui,  nonostante fosse in atto in Italia un’indagine a loro carico per omicidio volontario , la Procura di Roma al termine del permesso natalizio e di quello elettorale non abbia trattenuto in Italia Massimiliano Latorre e Salvatore Girone,  garantendo alla giustizia italiana di fare il suo corso.

In passato il Ministro ha parlato di essere pronta ad aprire “i dossier” e ne condividiamo la sua decisione, ma non ne dimentichi qualcuno,  solo perché magari potrebbe far emergere nomi a lei vicini per comuni frequentazioni in ambito internazionale.

Se così non fosse sarebbe assolutamente condivisibile l'appello di Crosetto affidato all'ANSA: "
Maro': Crosetto, Bonino dovrebbe dimettersi".

Fernando Termentini, 27 gen. 2014 - ore 15,30

 

sabato 25 gennaio 2014

Le armi chimiche di Assad

Il 17 gennaio u.s. con italico furore i massimi media televisivi e della carta stampata italiana hanno dato notizia delle navi cariche di veleni che si avvicinavano alle coste italiane e concesso  ampio spazio all’incontro del Premier Letta  con il Governatore della Calabria e con i sindaci delle cittadine che gravitano vicino al porto di Gioia Tauro. Poi il silenzio più assoluto è calato su un argomento che, invece, è stato annunciato con parole che preoccupano. Si parla, infatti di una nave carica di 500 tonnellate di armi chimiche che attraccherà nel porto calabrese per trasferire il suo carico di morte su una nave americana.  

Quella stessa  mattina, chi scrive è stato chiamato a spiegare la natura del problema nel contesto della trasmissione televisiva della RAI “Uno Mattina”, una sintesi di tre minuti, davvero modesta per fornire un quadro completo e che sicuramente non ha  aiutato a richiamare  l’attenzione su un problema da non sottovalutare.

Il flusso comunicativo sullo specifico argomento ora è cessato. Siamo fermi alle prime scarne notizie che sicuramente non aiutano a comprendere l’esatta connotazione del problema, piuttosto inducono dubbi e perplessità e suggeriscono a coloro che hanno minima expertise nel settore specifico conclusioni diverse dagli scarni contenuti  delle tranquillizzanti comunicazioni ufficiali.

Assenza di precisazioni inopportune e che non aiuta a capire quale sia la natura del carico in procinto di raggiungere le nostre coste e non fornisce una doverosa informazione alle popolazioni residenti né alle Autorità locali responsabili, di fronte ad un’emergenza,  della gestione della protezione civile.

Infatti non è stato assolutamente precisato con chiarezza cosa trasporti  realmente la nave proveniente dalla Siria. Un elemento determinante per connotare la reale dimensione della possibile minaccia e fondamentale per predisporre auspicabili e doveroso misure  di sicurezza.  Il Premier ed in particolare il Ministro degli Esteri hanno parlato di “armi chimiche”, addirittura la Responsabile della Farnesina ha usato anche la parola “inneschi” in una recente intervista rilasciata ad un quotidiano nazionale, termine che induce a pensare ad un munizionamento predisposto all’uso anche se non “armato”. L’unica cosa certa che ci sono stoccate a bordo più di 500 tonnellate di sostanze che provengono dall’arsenale militare chimico di Assad.

Assad disponeva sicuramente  di gas nervino Sarin e di Iprite e quindi nei fusti trasportati potrebbe essere contenuto questo materiale. Il Sarin è un gas nervino letale in grado di agire in qualche secondo, l’Iprite un aggressivo chimico che al contatto del corpo o se inalato provoca ustioni mortali. Ambedue agenti letali i cui effetti possono essere affrontati solo disponendo di attrezzature adeguate, idonee a garantire efficace contromisure per affrontare l’emergenza ed i danni conseguenti.

In che stato siano i materiali trasportati non è stato chiarito, forse perché sconosciuto anche a chi dovrebbe predisporre appropriate misure di sicurezza. L’Iprite, comunemente nota come gas mostarda, dovrebbe viaggiare in appropriati contenitori, probabilmente già attiva, oppure già inserita in testate di missili o proiettili non convenzionali.

Il gas Sarin che è accertato sia stato utilizzato  contro i civili siriani, è un aggressivo generalmente preparato al momento essendo poco stabile. Diventa l’aggressivo letale nel momento che vengono miscelati due componenti base, uno a bassa tossicità e l’altro con effetti tossici maggiori. Sulla stessa nave, quindi, potrebbero essere trasportati i due componenti separati, con il rischio che qualsiasi evento imprevedibile che può coinvolgere un natante in navigazione potrebbe portare i due componenti a contatto con la formazione di nubi mortali.

Se, invece, come viene ripetutamente scritto dai media ed annunciato anche dai responsabili istituzionali, sulle navi è trasportato munizionamento chimico privo di spolette (separato dagli inneschi come precisato dalla Bonino al Corriere della Sera), il rischio di incidente grave è ancora maggiore, Si tratterebbe, infatti, di missili e granate di artiglieria con ogiva contenente o gas pronto all’uso o i due componenti base separati da un setto leggero e di modesta resistenza. Ordigni che se per qualsiasi motivo fossero attaccati da un incendio o soggetti ad urti violenti potrebbero disperdere nell’ambiente il mortale Sarin.

Peraltro nessuno chiarisce se quelli che la Responsabile della Farnesina chiama inneschi, siano trasportati a parte o si trovino sulla stessa nave, nel qual caso aumenterebbe moltissimo la percentuale di rischio complessivo in caso di incidente.

Con chiarezza è noto solamente che le armi chimiche provenienti dalla Siria verranno spostate in un contenitore al titanio della nave americana Cape Ray ed il trasbordo avverrà da nave a nave senza attraccare alla banchina. Una scelta che potrebbe sembrare più sicura in  quanto preserverebbe il territorio da possibili inquinamenti ma che, invece, si ritiene comporti rischi maggiori in caso anche di semplice urto fra le navi,  magari indotto da semplici ed  imprevedibili cambiamenti della direzione dei venti dominanti in area.

Ci dicono ancora che il materiale sarà distrutto in mare aperto mediante il processo chimico di idrolisi, ma non ci informano su come verranno smaltiti i materiali chimici derivati dalla trasformazione delle sostanze di base.  La distruzione dovrebbe avvenire in una zona di mare ad ovest di Creta, con la connivenza delle autorità greche, italiane e maltesi. L’allarme è dato dagli scienziati di Democritos (N.d.T. Centro Nazionale di Ricerca Scientifica) di Atene e del Politecnico di Creta, che parlano di “completa distruzione dell’ecosistema e del turismo”.

La tossicità delle sostanze chimiche  di risulta, infatti, non è irrilevante e se versate  in mare  potrebbero causare danni irreversibili all'eco sistema marino,  fino a provocare una vera e propria necrosi irreversibile. Il pesce potrebbe essere  avvelenato dalla contaminazione che si propagherebbe attraverso la catena alimentare a  tutti i consumatori del pescato.

La scelta dell'idrolisi, quindi, lascia perplessi perchè pericolosa come gli stessi USA ammettono e gli effetti potrebbero essere ancora maggiori del previsto considerando che l’operazione verrà effettuata  in mare come il Mediterraneo,  dove il ricambio delle acque non è così rapido come nei grandi oceani che lambiscono il continente americano, quello asiatico e l'Europa del nord.

La decisione di ricorrere ad un processo chimico difficile e rischioso non è comprensibile. Infatti, generalmente, la distruzione di sostanze chimiche  pericolose avviene attraverso processi di combustione, eseguiti in stabilimenti ed aree attrezzate del tipo di quelle già esistenti ed operative da tempo negli Usa, in Germania, in Cina ed in Russia, Paese dove peraltro ha origine parte del Sarin stoccato negli arsenali chimici di Assad.

Un quadro, quindi, non chiaro e poco decifrabile anche per l’assenza di una chiara posizione dell’Organizzazione internazionale per il Divieto delle Armi Chimiche, che  coinvolta direttamente nel problema,  solo pochi mesi orsono, aveva fortemente sconsigliato la neutralizzazione di tali sostanze in  mare.

In questo contesto, quindi, non è possibile escludere, come invece affermato a vari livelli istituzionali,  che sull’operazione non incomba alcun rischio. E’, invece, innegabile che una percentuale di rischio seppur minima caratterizzi l’intera operazione,  in particolare se la nave che si accinge ad entrare nel porto di Gioia Tauro trasporta in stiva, seppur separati, ambedue  i componenti base del Sarin o, peggio, munizionamento chimico già pronto all’uso anche se privo di innesco.

Una realtà che non può essere sottovalutata e che dovrebbe aver suggerito la predisposizione di un’adeguata pianificazione per fronteggiare la minaccia ed affrontare eventuali danni collaterali alle persone ed alle cose che cause accidentali potrebbero provocare.

Piani che prevedano immediati sgomberi sanitari su strutture preparate ad accogliere e curare personale eventualmente colpito da esalazioni nocive che come nel caso del Sarin lasciano pochissimo tempo per garantire appropriati soccorsi. Al massimo appena quindici minuti dalla inalazione o dal solo contatto epidermico con il gas !

Programmazione che coinvolga anche la popolazione,  che dovrebbe essere informata anche sul più remoto dei possibili rischi che un’operazione del genere comporta, applicando modelli consolidati già operativi come ad esempio avviene in Israele.

Nessuno ci dice se sia stato previsto tutto questo, se le strutture sanitarie locali siano state opportunamente organizzate ed ancora se il personale sanitario conosca nel dettaglio la natura di una possibile minaccia seppur remota, come affrontarla e gestirla.

E’ fuori da ogni dubbio che l’esigenza specifica  debba essere assolutamente affrontata e risolta   ma non si comprende perché la scelta sia caduta sull'Italia dopo che, ad esempio, l'Albania destinata come prima ipotesi ad ospitare gli aggressivi chimici ha rinunciato sotto le pressioni della popolazione.

 Una  decisione quella italiana i cui motivi non sono stati spiegati, Forse un ennesimo atto di sudditanza del nostro Governo di fronte al contesto internazionale. Se le motivazioni fossero altre andrebbero, invece, rese pubbliche anche perché per quanto noto le scelte sono state fatte autonomamente dall’Esecutivo, escludendo nel processo decisionale  il Parlamento e le Autoritá locali.


Fernando Termentini, 25 gennaio 2014 - ore 11,30

giovedì 23 gennaio 2014

Bonino e Mancini fanno saltare con un mazzo di fiori lo spettro della pena capitale

 
Il Ministro Bonino l’11 novembre scorso aveva disertato l’incontro Europa - Asia (ASEM) svolto a Delhi ed aveva limitato la rappresentanza italiana , in un contesto internazionale che invece ospitava 37 Ministri degli Esteri, alla sola partecipazione di un Funzionario della Farnesina, nemmeno un Direttore Generale di Area geografica.

Una decisione motivata dalla stessa Ministro come un segnale di dissenso nei confronti dell’India per come veniva gestita da parte indiana la vicenda dei due Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone,  per i quali proprio in quei giorni si riaffacciava all’orizzonte il percolo della pena di morte.

Una fermezza importante sul piano diplomatico se l’azione della nostra diplomazia locale avesse continuato a percorrere la strada del non coinvolgimento in iniziative ufficiali. Così però non è stato visto che oggi si viene a sapere che il solo dopo due settimane, il 25 novembre, l’Ambasciatore italiano a Delhi ha guidato una missione italiana nello stato indiano del Gujarat presidio indiscusso da oltre un decennio del leader del partito nazionalista indiano Nagreda Modi.

Modi, molto probabilmente futuro Premier indiano dopo le elezioni della prossima primavera, da sempre fermo e tenace sostenitore della linea dura nei confronti dei nostri due Fucilieri di Marina da due anni in ostaggio di Delhi e la cui possibile vittoria avrebbe fatto prevedere tempi difficili per la vicenda in essere. Preoccupazioni anche condivise alcuni giorni orsono dal Ministro Bonino e dal Commissario di Governo de Mistura, che vedevano in Modi un possibile ostacolo all’auspicata soluzione  “rapida ed equa”, pensiero dominante dei due.

Fatti avvenuti circa due mesi orsono di cui ci informa oggi il settimanale Panorama ed il quotidiano Il Giornale che  propongono anche la fotografia di uno scambio floreale fra Modi ed il compiaciuto e sorridente Ambasciatore italiano.

Un’iniziativa quella dell’Ambasciatore che si è autorizzati a pensare che rientri in un programma diplomatico condiviso ed approvato dalla Farnesina, trattandosi di un atto formale nei confronti di un esponente politico indiano aspirante Premier.

Una evento che, in ogni caso, diverge dalla politica di “distacco” annunciata dal Ministro Bonino,  ed è difficilmente comprensibile, pur nelle more del pragmatismo che spesso caratterizzata la diplomazia, in quanto avvenuto in un momento di estrema tensione sul piano diplomatico e politico fra India ed Italia e che coinvolge il destino di due militari italiani.

Piuttosto rappresneterebbe, invece, la continuazione di un processo già iniziato quando l’ex Premier Monti  a marzo u.s.  riferiva  in Parlamento i motivi della riconsegna alla giustizia indiana di Latorre e Girone e, come sembra di ricordare, faceva riferimento anche alla tutela di interessi economici italiani in quel Paese.

Ipotesi abbastanza concrete se si considera, inoltre, che  nel corpo dell’articolo pubblicato dal Il Giornale “quell’inciucio Italia - India alla faccia dei due Maro’” è posto in evidenza un riquadro in cui si parla del business italiano che avanza in India con imprese milanesi in missione a Mumbai.

Siamo, quindi, di fronte alla conferma che i nostri ragazzi sono stati svenduti per trenta denari come si è avuto modo di scrivere in queste pagine il 25 ottobre 2013 (http://fernandotermentini.blogspot.it/2013/10/massimiliano-latorre-e-salvatore-girone.html), che lascia sgomenti e che forse rende più chiare le parole del Ministro Bonino quando parlava,  proprio a novembre,  di “diplomazia riservata”.

Se riservatezza vuol dire annunciare pubblicamente di non partecipare a riunioni internazionali di primaria importanza anche sotto il profilo economico come la ASEM e nello stesso tempo autorizzare o solo condividere le iniziative dell’Ambasciatore Mancini di cui si parla oggi, lo scopo è stato raggiunto.

Non ne ha però guadagnato la trasparenza che il Ministro degli Esteri rappresentante degli italiani nel mondo dovrebbe garantire ai propri concittadini, in particolare nel contesto di una vicenda in cui sono coinvolti due militari italiani ceduti all’indebito giudizio di uno Stato terzo, sulla cui sorte il Ministro  Bonino continua a “sperare ed auspicare”, senza però ottenere risultati concreti a meno di un mazzo di fiori donati ad un suo Ambasciatore.

Altri si sono dimessi per molto meno, ma il senso dello Stato non sembra essere interpretato ed applicato da tutti in egual misura !

Fernando Termentini, 23 gennaio 2014 - ore 14,00

 

lunedì 20 gennaio 2014

Latorre e Girone, l’India ride, l’Italia piange

La Corte Suprema indiana ha deciso che per i nostri Fucilieri di Marina “la soluzione ci sarà entro due settimane”.

La telenovela riprende da dove non è mai finita con fatti che dimostrano come  il dott. de Mistura abbia esagerato e sottovalutato la controparte, con la sua scelta di portare avanti rapporti con l’India applicando un approccio “machiavellico”.

Il pragmatismo del “fine giustifica i mezzi”, infatti, sta dimostrando di far parte della cultura indiana piuttosto che di quella svedese seppure italianizzata. L’India infatti dopo 24 mesi è  ancora vincente rispetto alle ottimistiche valutazioni del Commissario di Governo e della stessa Ministro degli Esteri Emma Bonino, silente e riservata nello specifico ma pronta a negare ai due militari anche il diritto della presunzione di innocenza con le sue note precisazioni “Non è accertata l’innocenza dei due Marò”.  

L’India ancora una volta irride all’Italia che si aspettava, invece, di ottenere un pronunciamento della Suprema Corte che escludesse per Latorre e Girone l’applicazione della SUA, legge indiana che prevede la pena di morte e nello stesso tempo ufficializzasse, dopo due anni, i capi d’accusa contro i nostri due militari.

Una Corte che per la terza volta non sancisce ma si esprime in maniera interlocutoria, invitando il Governo a decidere e rinunciando di fatto a difendere il ruolo di indipendenza della giustizia indiana come invece fatto molte volte in passato e ribadito in precedenti occasioni a gennaio ed ad aprile dello scorso anno. Il tutto in un quadro di situazione locale sempre più difficile sul piano politico, con l’attuale Governo indiano in affanno nel difendere le sue posizioni all’approssimarsi delle elezioni per contrastare una crescente e costante crescita della componente nazionalistica.

Un’Italia sempre più timida ed esitante rappresentata dal dott. de Mistura che con nordica determinazione dice agli italiani  che il Governo è pronto a rilevanti e significative  ritorsioni nei confronti di Delhi, informandoci: ANSA -  NEW DELHI, 13 GEN - "Oggi abbiamo preso una iniziativa molto forte e decisa per uscire dall'impasse in cui e' la situazione dei maro' in India". Lo ha dichiarato all'ANSA a New Delhi l'inviato del governo Staffan de Mistura, precisando, senza entrare in particolari, che si tratta di un'iniziativa con "valenza giuridica e politica".

Un Commissario di Governo che oggi ci informa, anche, per il tramite di un telegiornale che il 3 febbraio se l’India non deciderà sarà richiesto l’immediato rimpatrio dei due nostri connazionali. Non ci spiega come però  intenda raggiungere il risultato dopo che solo per una ridicola minaccia di ritorsione nei confronti del nostro Ambasciatore a Delhi, il 22 marzo 2013 si decise di far rientrare in fretta e furia in India  i due Fucilieri di Marina.

Sulla base dei risultati fino ad ora ottenuti, peraltro, non sembra che  le iniziative italiane  intimoriscano più di tanto il Subcontinente indiano che invece è vincitore nei nostri confronti nel momento che ha ottenuto la restituzione di due cittadini italiani da parte dell’Esecutivo presieduto dal Senatore Monti. Una decisione, peraltro, presa in assenza di specifica decretazione di un Tribunale italiano e senza che fossero stati formalizzati nei confronti dei due militari circostanziati elementi di accusa ad oggi ancora non noti.

Roma ha rinunciato, anche, al ricorso ad iniziative internazionali come l’arbitrato in quanto dichiaratamente preoccupata a non compromettere i rapporti con l’India, al contrario dell’Olanda nei confronti della Russia che, per fatti attinenti al diritto del mare,  ha avviato il 4 ottobre 2013  un procedimento arbitrale contro la Federazione russa a norma dell'allegato VII alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Press Release, Arbitrators Appointed in the Arbitral Proceedings Instituted by the Kingdom of the Nerherlands Against  the Russian Federation in respect of the Dispute Regarding the Artic Surnise).

L’Italia, invece, preferisce concordare con l’India  regole di ingaggio o procedure condivise nell’affrontare la vicenda, come ebbe occasione di dirci il Vice Ministro degli Esteri Pistilli.

La Ministro Emma Bonino oggi solleverà il caso a Bruxelles" come si legge sulla stampa. Forse al suo rientro in Italia ci assicurerà ancora una volta che l’impegno del Governo è tale da riuscire ad ottenere a breve un processo “rapido ed equo”. In occasione dei lavori in ambito UE chiederà anche,  come emerge da sue dichiarazioni,  la “solidarietà” dell’Unione Europea piuttosto che pretendere che l’Europa si impegni per risolvere un problema di un Paese Membro.

Un approccio timido quello della Ministra nei confronti di Bruxelles, mentre in Italia esprime ogni giorno con fermezza nel non accettare critiche gratuite al suo operato, confondendo le disapprovazioni con il diritto democratico di esprimere un dissenso.

A tale riguardo, Signora Ministro, almeno il mio non è un rimprovero, ma solo l’espressione del disappunto di un cittadino che non può accettare che si giochi sulla pelle di due servitori dello Stato per difendere l’interesse primario di   lobby economiche.

La testimonianza di chi condivide la sua tesi di aver ereditato un problema complesso, reso tale dalla azzardata decisione di coloro che  hanno riconsegnato alle Autorità indiane i due nostri militari, anche superando vincoli costituzionali di fondamentale importanza per la garanzia dei Diritti Umani, che per decenni hanno invece rappresentato uno degli interessi primari della dottoressa Bonino.

Ed ancora, la sollecitazione alla Signora Ministro perché avvii immediatamente come ci ha promesso tutte le possibili azioni sul piano internazionale prima che Delhi confermi o meno di voler contemplare la pena di morte. Un atto dovuto che anticipi ogni possibile  decisione del Governo indiano, togliendo a costoro una volta per tutte la possibilità di decidere, come indebitamente  concesso con la restituzione di Latorre e Girone. E’ imperativo, quindi, coinvolgere immediatamente l’ONU, chiedere l’arbitrato internazionale e ricorrere se del caso al consiglio Atlantico.

Signor Ministro, non permetta ancora che l’India rida della pochezza italiana e si impegni, invece, a riscattare la sovranità nazionale non chiedendo solidarietà ma pretendendo atti concreti sul piano internazionale.  Non dimentichi le famiglie di Massimiliano e Salvatore che da 24 mesi soffrono per come lo Stato dimostra ingratitudine nei confronti dei  loro congiunti. Non  dimentichi la sofferenza di tutti coloro che hanno perso figli, mariti e padri caduti in terre lontane perché impegnati a difendere la Pace e la sicurezza.

Dimentichi, invece,  Signora Ministro almeno per una volta le Sue diffidenze verso la classe militare. Dimostri di essere un vero Ministro degli Esteri incaricato per dovere costituzionale a rappresentare nel mondo tutti i cittadini italiani, anche i militari, ai quali dovrebbe almeno essere grata per essere stati negli anni garanti del mantenimento della Pace in molte aree martoriate del mondo. Almeno per questo qualcosa di più incisivo è dovuto a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone a prescindere delle parole di circostanza ormai troppe volte ripetute.

Fernando Termentini, 20 gennaio 2014 - ore 14,15

 

 

martedì 14 gennaio 2014

Staffan de Mistura e le tardive iniziative politiche italiane


Dopo una lunga attesa e dopo che lo stesso Commissario del Governo dott. Staffan de Mistura aveva per mesi osteggiato il ricorso all’arbitrato annunciato prima delle sue dimissioni dall’ex Ministro Terzi, oggi dall’India un improvviso ripensamento con una  notizia in controtendenza .

 Maro':De Mistura,iniziativa forte Italia contro impasse Aumenta pressing su Ue. Barroso,"siamo tutti contro pena morte"    (di Maurizio Salvi)

   (ANSA) - NEW DELHI, 13 GEN - Non c'e' piu' tempo da perdere.

La 'melina' che l'India ha adottato nella vicenda dei maro' non piace all'Italia che oggi ha rotto gli indugi facendo partire a New Delhi, ad opera dell'inviato Staffan de Mistura, una "iniziativa molto forte e decisa" per mettere fine all'impasse che allunga a dismisura la prospettiva di rientro in Italia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, e scongiurare qualsiasi tentativo di introdurre lo spettro della pena di morte.

   L'accelerazione disposta da Roma e' stata accompagnata anche da pressioni esercitate sui vertici dell'Unione europea - il presidente Jose' Manuel Barroso e l'Alto Rappresentante Catherine Ashton - affinche' sostengano la posizione italiana. E in un incontro con il vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani, Barroso ha garantito un impegno, assicurando che "siamo tutti contro la pena di morte".

   C'e' la convinzione che la tattica indiana sia tesa ad imporre per il processo capi d'accusa desunti dalla polizia investigativa Nia dal SUA Act, una legge del 2002 approvata per reprimere la pirateria marittima che capovolge l'onere della prova sull'imputato, si estende in acque internazionali e, soprattutto, prevede una richiesta automatica di pena capitale.

   E cio' nonostante che il governo di Delhi, nel pieno della crisi per il minacciato non ritorno in India dei due Fucilieri di Marina, avesse formalmente assicurato all'Italia - per bocca del suo ministro degli Esteri Salman Khurshid - che il caso non rientrava fra quelli "rarissimi" in cui e' prevista nei tribunali indiani la richiesta della pena capitale.

   Cosi', apprendendo che ancora una volta il portavoce del ministero degli Esteri indiano, Syed Akbaruddin, ha oggi "chiamato fuori" il suo governo da una rapida soluzione della crisi sostenendo che essa "e' esaminata in un tribunale, suo luogo naturale", De Mistura ha rivelato all'ANSA a New Delhi una mossa che fino ad ora era stata mantenuta segreta.

   "Su indicazione del presidente del Consiglio Enrico Letta - ha dichiarato - abbiamo preso qui una iniziativa molto forte e decisa per sbloccare l'impasse in cui si trovano i maro'". Senza entrare in particolari, De Mistura ha aggiunto che si tratta di "una iniziativa con valenza giuridica e politica".

   Questa mossa e' giunta mentre in Italia vari settori dell'arco politico (il Movimento 5 Stelle, Fratelli d'Italia e il gruppo "Per l'Italia"), hanno annunciato l'invio di missioni in India per intervenire nella crisi dei maro'.

   E' probabile che gia mercoledi' - domani l'India osserva una delle sue tante festivita' - si potra' conoscere qualcosa di piu' circa la mossa italiana. Potrebbe magari trattarsi di un ricorso d'urgenza per chiedere alla Corte Suprema il rispetto dei criteri da essa stessa posti in una sentenza del 18 gennaio 2012 per il processo nei confronti di Latorre e Girone.

   In sostanza, come la Corte ebbe a ribadire anche in un successivo verdetto del 26 aprile, si trattava di giudicare l'incidente in cui morirono al largo del Kerala due pescatori indiani con strumenti e leggi indiane e internazionali (fra cui la Convenzione UNCLOS), ma senza menzione alcuna del SUA Act.

   Il presidente del massimo tribunale, Altamas Kabir, ricordo' di aver impartito chiare direttive per "incaricare le indagini ad una agenzia neutrale e, poi, creare un tribunale dedicato con giurisdizione per condurre il processo". "Speriamo sinceramente - concludeva Kabir - che le indagini terminino in tempi brevi, e che pure il processo, da svolgersi a ritmo quotidiano, sia completato in modo accelerato".

   Questo, sostengono i difensori dei maro', "e' stato disatteso" ed "il governo indiano ha bloccato tutto non riuscendo a realizzare la quadratura del cerchio" di mantenere sua la giurisdizione sul caso senza essere obbligata a far chiedere dalla polizia la pena di morte.

Non ci dice quale sarà l’iniziativa ma oltre che ricorrere all’Arbitrato esistono solo poche alternative fra cui ricorrere al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite o appellarsi alla Carta dell’Alleanza Atlantica in quanto l’India detiene arbitrariamente due militari dell’Italia, Paese della NATO.

Staremo a vedere !!!

Fernando Termentini , 14 gennaio 2014 - ore 09,30

lunedì 13 gennaio 2014

Latorre e Girone estradati in India sulla base di quali accuse ?

L’enciclopedia Treccani definisce testualmente l’estradizione come “Istituto attraverso il quale uno Stato consegna (estradizione passiva) un individuo presente sul suo territorio a un altro Stato che ne abbia fatto richiesta (estradizione attiva), al fine di dare esecuzione a una pena detentiva (estradizione esecutiva) o a un processo (estradizione processuale)”.

Ed ancora “ ……. Clausole estradizionali sono inoltre contenute in accordi multilaterali destinati a reprimere crimini particolarmente gravi (genocidio, terrorismo e altri: Crimini internazionali) sulla base del principio aut dedere aut iudicare. In via generale, ai fini dell’estradizione passiva il principio della doppia incriminazione stabilisce che il fatto deve costituire reato per la legge penale sia dello Stato richiedente, che di quello concedente, indipendentemente dalla diversità dei regimi sanzionatori. Il principio del ne bis in idem garantisce invece l’unicità della punizione per un medesimo fatto.

Nell’ordinamento italiano l’estradizione è regolata da fonti eterogenee e di diverso rango. Rilevano, in primo luogo, i trattati ratificati dall’Italia, e, in secondo luogo, le disposizioni costituzionali (art. 10, 4° co., e 26 Cost.) che vietano l’estradizione del cittadino e pongono limiti all'operatività di questo istituto sia in relazione al tipo di reato per cui l'estradizione è stata richiesta – sancendo il divieto di estradizione dello straniero e del cittadino per i reati politici –, sia in relazione al trattamento sanzionatorio, escludendo l’estradizione per i reati puniti dallo Stato richiedente con la pena di morte.

Ciò stante, il 22 marzo 2013 qualcuno ha deciso di estradare in India per la terza volta Massimiliano Latorre e Salvatore Girone fiducioso dell’assicurazione scritta avuta dall’Addetto di Affari indiano a Roma sulla non applicabilità della pena capitale. Atto privo di valenza giudica secondo quanto sentenziato dalla Corte Costituzionale che ha ritenuto  la   semplice garanzia formale della non applicazione della pena  di  morte  atto  insufficiente  alla  concessione  dellestradizione (n. 223 del 27 giugno 1996).

Oggi da un’Agenzia stampa del Ministro Bonino veniamo a sapere che ancora non si conoscono precisamente gli atti d’accusa addebitati ai due Marò, aspetto che rende ancora più discutibile la decisione di averli rimandati in India.

(AGI) - Roma, 13 gen. - "La situazione da parte indiana e' sempre piu' confusa: la polizia non ha ancora esplicitato i capi d'accusa": dalle pagine de La Stampa, il ministro degli Esteri, Emma Bonino, e' tornata a parlare del 'caso maro'.

Secondo il capo della Farnesina, in India "c'e' il condizionamento della campagna elettorale che rende imprevedibile il comportamento delle autorita'", ma l'Italia valuta tutte le opzioni in campo. Il ministro ha aggiunto di aver parlato con il vice-presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, che nei giorni scorsi ha minacciato di interrompere i negoziati di libero scambio Ue-India qualora la magistratura indiana decidesse di far ricorso alla pena di morte nel processo ai due militari italiani. "Tajani - ha spiegato la Bonino - mi ha precisato i tempi della sua proposta. Ed e' chiaro che tutto dipende dal capo d'imputazione: quando sara' formulato, vedremo. Tutte le opzioni saranno sul tappeto".

Se, come si evince, il capo di imputazione non è stato ancora formulato il 22 marzo non si è tenuto conto di precisi vincoli costituzionali e di una sentenza della Suprema Corte ma si è anche disatteso quanto sancito dalla stessa in un altro pronunciamento della Sez. VI il 10 ottobre 2008 n. 40283, dep. 28 ottobre 2008 che ha affermato tra laltro che ai fini della pronuncia favorevole allestradizione , è richiesta documentata sussistenza e la valutazione di gravi indizi ……”.  

 
 
 
 
Sicuramente non capi di imputazione e nemmeno gravi indizi che non risultano essere ascrivibili a carico di Latorre e Girone e che, in ogni caso, qualora ci fossero stati avrebbero dovuto indurre la Giustizia italiana a provvedimenti restrittivi nei loro confronti, tipo il divieto di espatrio, soprattutto perché in quel momento erano inscritti nel registro degli indagati per omicidio volontario.

Ci si chiede a tal punto se in Italia esiste ancor al’obbligatorietà dell’azione penale. Un altro punto oscuro di una vicenda che ormai ha dell’assurdo !

Fernando Termentini, 13 gennaio 2014 - ore 12,30

domenica 12 gennaio 2014

Il Ministro Bonino ha bisogno di essere difesa ?

Solo poche righe per  rispondere ad un interessante articolo appena comparso online al link
http://www.agenziaradicale.com/index.php/esteri/2329-maro-india-l-eredita-velenosa-di-giulio-terzi-di-sant-agata, pubblicato dalla testata “Agenzia Radicale” .

Mi sto occupando della vicenda fin dall’inizio, assolutamente privo di condizionamenti e da appartenenze partitiche o frustrazioni  ideologiche  che invece sembrano trasparire in molti altri, specialmente fra coloro che frequentano la pagina di FB del Ministro Bonino.

Ho contestato a più riprese in passato  la “gestione” della vicenda dei marò da parte di Terzi “ quando non ne condividevo le decisioni. Altrettanto liberamente ho apprezzato scelte assolutamente condivisibili dell’ex Ministro. Posso, però,  tranquillamente affermare e se vogliamo anche  dimostrare che è, invece, azzardato affermare  che “Terzi creò le precondizioni della situazione attuale per cui il ministro Bonino viene crocifisso un giorno sì e l’altro pure dalla stampa che trova in lei anche un facile bersaglio poiché priva di una copertura politica forte”.

Chi ha creato queste premesse è colui o coloro che il 22 marzo u.s. hanno rimandato in India i nostri Militari proprio contro il parere di Terzi e non hanno avviato l’arbitrato internazionale . Una decisione scaturita da un atto di fiducia sui contenuti  di una mera dichiarazione dell’Addetto di Affari indiano sulla non applicabilità della pena di morte. Provvedimento, invece, forse affrettato in quanto in contrasto con la nostra Costituzione e soprattutto con sentenze della Corte Costituzionale.

Sono tra coloro che  hanno espresso in questi mesi varie puntualizzazioni di pensiero che coinvolgevano il Ministro Bonino, L’ho fatto senza appartenere alla “stampa che trova in lei un facile bersaglio” ma come semplice cittadino a cui sta a cuore la sorte dei due nostri ragazzi e che aveva fiducia nel “politico Bonino” che conoscevo come strenuo difensore della trasparenza di Stato e della difesa dei diritti umani. L’ho fatto non condividendo affermazioni come “Non è provata l’innocenza dei due Marò” assolutamente contraddittorie con le garanzie che uno Stato di diritto deve ai suoi cittadini e l’ho ripetuto quando sono stato censurato dalla pagina del Ministro e bannato solo perché non ero allineato con il pensiero ivi contenuto. Lo continuerò a fare sicuramente in uno stato di netta inferiorità rispetto alla dottoressa Bonino, da una posizione di gran lunga meno pregiata di quella che può essere quella del Ministro anche se definito “ facile bersaglio poiché priva di una copertura politica forte” come riportato nell’articolo.

Sono uno di quelli che ha scritto “un’adatta lettera” al direttore di Libero,  come precisa  l’autore dell’articolo, perché sono convinto di quello che scrivevo e non perché me lo avesse ordinato nessuno né tantomeno fossi retribuito da alcuno.

Ieri mi sono anche domandato  se la dottoressa Bonino fosse ancora il Ministro degli Esteri Italiano. L’ho fatto con uno scritto sereno, pubblicato in rete e sui giornali che ripropongo per dovere di cronaca e trasparenza di pensiero http://fernandotermentini.blogspot.it/2014/01/la-bonino-e-il-ministro-degli-esteri.html.

Sicuramente l’autore dell’articolo a cui mi riferisco ha ragione nell’affermare “…..facciamo fare a quel che resta del nostro apparato diplomatico il suo lavoro e speriamo che non si faccia male nessuno”, perché ormai è certo il pericolo di farsi male se le cose evolveranno al peggio e ce lo dobbiamo augurare in molti.

Fernando Termentini, 12 gennaio 2014 - ore 19,00

 

sabato 11 gennaio 2014

La Bonino è il Ministro degli Esteri italiano ?

Dopo le preoccupanti  notizie di ieri arrivate dall’India sulla possibile applicazione delle pena di morte ai nostri due Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, improvvisamente si sono accesi i riflettori dei media italiani fino ad ora distaccati dal problema,  fatte salve solo due testate giornalistiche che ci hanno continuamente informato.

Centinaia di Agenzie, decine di articoli (non c’è testata nazionale che oggi non parli della questione), toni di meraviglia di politici smarriti di fronte a questo inaspettato volta faccia dell’India, tutta gente forse fino ad ora vissuta in un altro pianeta. Realtà invece note e prevedibili fin da quel fatidico 22 marzo 2013 quando l’Esecutivo presieduto dal Senatore Monti decise di restituire due cittadini italiani all’indebito giudizio di uno Stato Terzo, anche non tenendo conto di vincoli imposti da sentenze della Suprema Corte italiana.

Meraviglia che l’India oggi ancora parlasse di pena di morte quando invece non doveva esserci sorpresa nel momento che dopo pochi giorni dall’avvenuta estradizione, The Hindu ci informava che "Il primo ministro Singh ha anche detto che, alla luce delle indagini in corso, sarebbe prematuro esprimere un parere su aspetti specifici” e non dà nulla di certo sulle garanzie date dal Governo indiano che, peraltro, come più volte giustamente ribadito non ha influenza sul potere Giudiziario. (http://www.dnaindia.com/india/1820653/report-italian-pm-calls-up-manmohan-singh-discusses-marines-issue).

Il Senatore Monti responsabile dell’Esecutivo, in quella occasione,  probabilmente nel dubbio che avesse sopravalutato la garanzia indiana chiamava Singh, come riferito dall’Hindustan Times  “Concerned Italian PM calls up Singh”, che non è azzardato rendere in italiano con un “Interessato (Preoccupato ?) PM Monti chiama di nuovo Singh”.

Sarebbe stato, invece, utile approfondire in precedenza la validità delle assicurazioni ribadite varie volte dal dott. de Mistura sulla garanzia della non applicazione da parte indiana della pena capitale,  sulla base di una mera dichiarazione sottoscritta dall’Addetto di Affari indiano presso l’Ambasciata di Roma. 

Il 28 aprile 2013 si insedia il Governo Letta, la gestione della Farnesina viene affidata alla dottoressa Emma Bonino e  di lì a qualche giorno viene dominato l’italo / svedese dott. Staffan de Mistura Commissario di Governo responsabile della gestione della vicenda dei due Marò in ostaggio dell’India.

Da quel momento quasi ogni giorno decine di dichiarazioni , parole e solo parole palesemente di circostanza che nel tempo hanno dimostrato assoluta carenza di contenuto oggettivo. Frasi imprestate dall’uno all’altro rappresentante istituzionale,  che esprimevano certezza di soluzione rapida, auspicio di processo equo, assoluta certezza di non applicazione da parte indiana della pena di morte, per arrivate alle dichiarazioni del Vice Ministro degli Esteri Pistilli che ci informa di “regole di ingaggio concordate con l’India” e di una soluzione  della vicenda condivisa con Delhi .

Il Ministro Bonino si limitava a ricordarci ogni tanto che il Governo e la Farnesina seguivano il problema attentamente e con assoluto impegno. La stessa che decideva di disertava l’India in occasione di importanti impegni internazionali come la riunione Europa - Asia (ASEM) e rinunciava a recarsi a Delhi come segno di vicinanza ai due militari in difficoltà, preferendo  di trascorrere il Capodanno in Senegal per verificare “aperture nei diritti delle donne nella cultura e nelle infrastrutture”.

Un Ministro che sceglieva di seguire tematiche particolari piuttosto che esprimere la valenza italiana nel mondo, come quando il 12 dicembre lodava “l’Uruguay per la liberalizzazione della cannabis”, il 6 settembre attaccava la Russia per le leggi restrittive sui gay e si preoccupava della sorte di quattro scalmanati  italiani arrestati in Polonia per comportamenti non coerenti alla legge locale in occasione di un evento sportivo.

Verso i nostri due marò, fra le tante parole diluite nel tempo,  solo una precisa dichiarazione “Non è provata l’innocenza dei due Marò”,  chiara negazione anche dello Stato di Diritto.

Ieri, improvvisamente sembrava che il nostro Ministro degli Esteri si fosse accorta che forse era opportuno un suo impegno in prima persona come Ministro degli Esteri. Attraverso un’Agenzia ci informava che ci sarebbe stata una Riunione a Palazzo Chigi con il Presidente del Consiglio al termine della quale ci sarebbe stato un comunicato. 

(ASCA) - Roma, 9 gen 2014 - Il presidente del Consiglio Enrico Letta e il ministro degli Esteri, Emma Bonino, si riuniranno oggi alle 16,30 per discutere degli ultimi sviluppi sul caso maro'. Lo ha comunicato la stessa titolare della Farnesina, spiegando che al termine dell'incontro sara' diramato un comunicato.

   Stamane, i media indiani hanno parlato di un'intesa raggiunta in India a livello inter-ministeriale, secondo cui per i due fucilieri di Marina si riproporrebbe lo scenario della pena di morte.

   Poco dopo, lo stesso ministro dell'Interno, Sushil Kumar Shinde, ha fatto sapere che il governo indiano non ha ancora deciso se consentire alla Nia di procedere contro i due maro' in base al 'Sua Act', la speciale legge marittima che prevede la pena capitale in caso di omicidio, ma lo fara' ''in due o tre giorni''.

Il Comunicato c’è stato, lo ha rilasciato il Presidente del Consiglio  ricorrendo, comunque, alle consuete parole di circostanza, “Roma, 10 gen - Il governo italiano ribadisce la sua posizione e il premier Enrico Letta definisce "inaccettabile" l'ipotesi di applicazione della pena di morte per i due Marò italiani trattenuti in India Massimiliano Latorre e Salvatore Girone”.

La responsabile della Farnesina, invece, continua a rimanere nell’ombra quasi disturbata di doversi occupare di due militari, figure sociali a Lei da sempre poco simpatiche.

Continua a  tacere e si ha il sospetto che lo faccia perchè  non ha nulla da raccontarci a meno di ammettere che forse quando ha affermato e pubblicato sulla sua pagina di FB di essere quotidianamente impegnata a seguire la sorte di 10.000 italiani in difficoltà all’estero, ha sbagliato  i conti. Il numero reale è 9.998 !

Fernando Termentini, 11 gennaio 2014 - ore 13,00

 

 

venerdì 10 gennaio 2014

Finmeccanica smentisce la consulenza di Di Paola


Finmeccanica smentisce che abbia intenzione di avvalersi della consulenza dell’ex Ministro della Difesa Ammiraglio Di Paola come invece riportavano più di una testata e vari articoli.

Ne prendiamo atto e per dovere di informazione avulsa da ogni filtro o oscuramento viziato da qualsiasi interpretazione o approccio settoriale la pubblichiamo testualmente così come pervenuta,

“LIBERO (lettere)

FINMECCANICA PRECISA - Di Paola non è nostro consulente

Gentile Direttore, nell'articolo "La Rai alleata dell'India, Pugnalate contro i marò" Maria Giovanna Maglie ha scritto che «è confermata la nomina a consulente per gli affari internazionali di Finmeccanica dell'ex ammiraglio ed ex ministro della Difesa Di Paola». Una notizia non vera, come abbiamo avuto già modo di chiarire con altre testate: l'Ammiraglio Di Paola gode di tutta la nostra stima ma non è consulente di Finmeccanica.
ROBERTO ALATRI, RELAZIONI ESTERNE FINMECCANICA”

Fernando Termentini, 10 gennaio 2014 - ore 09,00

 

giovedì 9 gennaio 2014

La RAI e televisione pubblica o di regime ?


Ieri per la seconda volta in due anni la televisione pubblica ha dedicato qualche minuto del suo prezioso spazio alla vicenda dei due Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, estradati in India dove stanno rischiando di essere processati per reati punito secondo quanto previsto dal Codice Penale indiano con la pena di morte.

Un’estradizione decisa prevaricando tutti i disposti normativi costituzionali e del Codice Penale italiano ed addirittura ignorando pregresse sentenze della Corte Suprema che nella fattispecie chiarivano inequivocabilmente aspetti salienti che hanno caratterizzato lo specifico  problema.

La RAI in questi due anni ha dedicato poco spazio alla vicenda. Addirittura per mesi ha taciuto ogni informazione degna di questo nome, limitandosi a flash di telegiornale solo per poter dire “noi la notizia l’abbiamo data” !

Improvvisamente, il 6 dicembre 2013 si viene a sapere che a Virus su RAI2 il conduttore dott. Porro avrebbe intervistato la Responsabile della Farnesina, Ministro Emma Bonino. Ci saremmo aspettati che il Vice Direttore del “Il Giornale” affrontasse anche della vicenda dei due Fucilieri di Marina, magari sottolineando qualcuna delle “sbavature” che caratterizzavano la gestione istituzionale della vicenda, in particolare a partire dal 22 marzo 2013 giorno della terza ed oserei dire indebita estradizione dei due fucilieri di Marina.

Nulla di tutto ciò, qualche accenno di circostanza per lasciare spazio ad un osanna incondizionato della dottoressa Bonino, al suo impegno di Ministro degli Esteri a dire il vero  più politico che istituzionale, senza alcun cenno alla gestione della vicenda indiana, nelle migliori tradizioni di una televisione di Stato di vecchia memoria.

Ieri, improvvisamente la notizia che alla Vita in Diretta su RAI 1 un famoso ed accreditato giornalista, Franco di Mare, già esperto inviato di guerra, avrebbe parlato dei due Marò, proprio il giorno in cui per l’ennesima  volta l’India aveva rinviato l’apertura del procedimento penale affidato ad un Tribunale Speciale.

Ci si aspettava un dibattito colmo di contenuti, di verità e di chiarimenti. Nulla di tutto ciò. Un Conduttore distaccato ha intervistato due ospiti in studio, uno, il dott. Mario Sechi palesemente impegnato a non intaccare l’immagine del suo mentore elettorale,  il Senatore Monti, e la dottoressa Ritanna Armeni alla quale consiglieri approfondimenti in tema di diritto internazionale.

Una sola domanda al dott. Fausto Biloslavo in collegamento esterno, subito stoppato perchè troppo fermo nel testimoniare un sano senso di italianità fondamentale in vicende come questa.

Ciliegina finale sulla torta,  un’intervista al dott. Staffan de Mistura che si è sforzato di spiegare al pubblico la sua scelta di applicare approcci machiavellici nei confronti degli indiani senza però meglio specificare e, tantomeno, ha fornito chiarimenti sul perché l’Italia non abbia ricorso all’arbitrato internazionale nel caso dei due Fucilieri di Marina e lo abbia invece  fatto per tutelare gli interessi di Finmeccanica.

Grande delusione e grande tristezza in tutta la vicenda ed ancora una volta la prova provata che la RAI non è ormai più televisione pubblica ma informazione di Stato alla stessa stregua di altri modelli comunicativi  che imperversavano negli anni ’80-’90 nei Paesi dell’est europeo, nell’ex Yugoslavia e che ancora oggi operano in Venezuela piuttosto che a Cuba.

Di fronte a questo oltraggio alle più elementari regole di una libera e costruttiva informazione basata più sul riferire piuttosto che sull’esportazione di messaggi dogmatici peraltro spesso distorti, i cittadini possono solo difendere la loro libertà di pensiero ed il loro diritto di essere informati scegliendo altri canali televisivi ed oscurando queste fonti di cattiva informazione.  Facciamolo !

Fernando Termentini, 9 gennaio 2014, ore 16,00