domenica 31 agosto 2014

Fucilieri di Marina : l’Italia deve continuare ad implorare ?


Il dott. Danilo Taino il 29 agosto ha proposto su SETTE del Corriere della Sera un’interessante analisi sulla situazione politica indiana dopo le elezioni di Narenda Modi cercando di individuare  le possibili ricadute positive o negative che ne potrebbero derivare per la soluzione della vicenda dei due Marò.

L’autore ci dice che, “Modi possa avere anche un certo interesse, non prioritario ma nemmeno  insignificante, a costruire rapporti proficui con Roma, se questa li  cercasse seriamente”, ed aggiunge “la vicenda di Salvatore Girone e  Massimiliano Latorre potrebbe ora diventare un'opportunità per  costruire una relazione seria.”
 
Informa, altresì, sulle mosse di Modi nella ristrutturazione della politica estera indiana da cui emerge tutto il pragmatismo che ha sempre contraddistinto il neo Presidente Indiano durante la sua lunga militanza politica, che in questo caso lo porta a guardare con simpatia e prioritariamente Paesi importanti per aprire rapporti economici significativi. Il pragmatico Modi che Governatore dello Stato indiano del Gujarat  riferendosi all’eccidio di 1800 cristiani avvenuto a Godhra nel 2002 dichiarò “Non ne ho mai sentito parlare”, tanto da suscitare la reazione della UE e degli USA che lo definirono “persona non gradita” .

Dallo scritto del dott Taino si evince che l’autore considera  la vicenda dei due Marò come un’opportunità di “ un test diplomatico decisivo…..che difficilmente si risolverà positivamente  se Roma la giocherà solo in difesa. Se riuscirà invece a trovare uno  spazio politico, economico, di affari, culturale nella ridefinizione  della politica estera di Modi, creerà basi solide per risolvere anche  il caso di Girone e Latorre per via diplomatica. Per ora non lo sta  facendo”.

Forse Taino auspicherebbe  una maggiore sottomissione dell’Italia nei confronti di Delhi perché si sblocchi la situazione dei due nostri Fucilieri di Marina. Una scelta fatta a suo tempo proprio per cercare di difendere quelli interessi economici che Taino include fra i futuri obiettivi italiani in India. Uno stallo forse dovuto al fatto che l’Italia non si è ancora prostata a sufficienza e perché le nostre Istituzioni non hanno implorato abbastanza, come sembrerebbe auspicare Taino, magari attraverso ulteriori note verbali imploranti compromessi o piuttosto nominando avvocati filo indiani,  dopo aver restituito centinaia di milioni in fideiussioni Agusta.

Un Italia che addirittura accetta che il  Tribunale Speciale indiano nominato per i due Marò incarichi la NIA - Agenzia di Investigazione  Antiterrorismo - di verificare il buon fine della cauzione versata dall’Italia per garantire ai due Marò di potersi muovere liberamente, nemmeno fosse una fideiussione riconducibile ad Al Qaeda  !

Nel corso di questi 500 giorni, comunque,  la genuflessione italiana non è mai cessata. Un de Mistura sempre a “mani giunte”, l’invio continuo  di  Ministri e parlamentari in India per “questuare” il rispetto del diritto Internazionale e dei diritti umani. Forse in atto anche una promessa di un impegno italiano perché Delhi sia ammessa nel “club nucleare”, nonostante che  non lo meriti essendo al mondo uno dei primi proliferatori di bombe atomiche.

Danilo Taino, comunque, lancia un messaggio coerente alle iniziative portate avanti sulla vicenda dagli ultimi tre Governi, tutte improntate al "rilancio" dei rapporti economici con l'India, anche accettando indicibili compromessi sui Marò.

In sintesi, Roma dovrebbe propone una soluzione flessibile che lasci all’India il diritto di processare senza fare chiasso i due militari in modo che i giudici indiani siano comprensivi, con l’auspicio che forse li faranno rientrare in Italia fra un paio di anni,  con “danni lievi” in termini di condanna.

Un approccio di sudditanza quello consigliato, forse perché è invalsa ormai la convinzione che l’Italia è "Paese figlio di un Dio minore", anche di fronte ad una  controparte che dimostra lacune sociali e culturali di una certa valenza. Il nuovo Presidente Modi, infatti,  fra i suoi impegni prioritari ha quello di convincere i 700 milioni di suoi concittadini Hindu che, a  differenza di quanto fanno ora, è opportuno non “defecare all’aperto” ma usare le latrine per ridurre epidemie,denutrizione infantile e malattie derivate in primis dalle cattive  condizioni igieniche.

Non credo che di fronte a queste realtà l’Italia si debba sentire subalterna e portare avanti la soluzione della vicenda dei due Marò a testa bassa. Piuttosto deve sentirsi ancor più Nazione e pretendere la difesa dei diritti di due suoi cittadini attivando un coinvolgimento giuridico internazionale che sia incisivo e costruttivo.

Speriamo che la Ministro Mogherini ciò che non ha ottenuto come Responsabile della politica estera italiana, lo ottenga ora che è stata nominata Alto Commissario per la politica estera europea, condizione che forse la potrebbe rendere meno condizionata dai vincoli imposti dalle lobby affaristiche italiane, le stesse che, il 22 marzo 2012, indussero l’allora Premier Monti a riconsegnare due militari italiani al giudizio indebito di uno Stato terzo, nonostante che nei loro confronti non fosse stata formalizzata alcuna accusa.


Fernando Termentini, 31 agosto 2014, ore 15,00
 

 

 

sabato 23 agosto 2014

ISIS oltre che in Iraq anche in Africa settentrionale ?


Nulla trapela ma forse il rischio è incombente. Come la bolla del Califfato è esplosa improvvisamente nel Kurdistan iracheno, potremmo assistere anche ad una improvvisa spaccatura delle realtà islamiche fondamentaliste che da tempo operano in Africa settentrionale da cui potrebbe nascere un nuovo “ISIS africano”,  nel quale potrebbe confluire tutto l’estremismo locale.

Un’eventualità non troppo remota considerando che in Algeria da tempo è presente ed operativa una cellula di Al Qaeda,  l’AQIM originata da un gruppo salafita (GIA) “nato per la predicazione ed il combattimento”  negli anni ’90 con lo scopo di costituire,  fin da allora,  uno Stato Islamico. Un gruppo eversivo concettualmente vicino all’ISIS.  

Una struttura che forse per prima nella storia dell’eversione islamica “ha inventato l’autofinanziamento” attraverso il ricavato di rapimenti di occidentali ed estorsioni in generale. E’ stimato che  negli ultimi dieci anni  AQMI abbia raccolto più di 50 milioni di dollari. 

Nel 2013 l’intervento militare francese ha in parte fermato o almeno disarticolato  le fazioni operative nel Nord del Mali evitando l'avanzata verso sud dei riibelli islamici che  avevano l’obiettivo di impadronirsi della Capitale e fondare , quindi, un Califfato islamico. Obiettivo che comprendeva la liberazione del Nord Africa dall’influenza occidentale, il rovesciamento dei governi islamici  apostati, tra cui Algeria, Libia, Mali, Mauritania, Marocco e la  Tunisia, destinati ad essere  sostituiti da governi fondamentalisti sostenitori della sharia islamica.  

Ora, segnali preoccupanti fanno presagire che almeno una parte dell’AQIM guardi con simpatia i successi dell’ISIS e stia pensando di lasciare Al Quaeda allontanandosi dalla leadership di al-Zawahiri per avvicinarsi politicamente e militarmente a Abu Bakr al-Baghdadi 

Al-Baghdadi nuovo leader dell’estremismo, autoproclamatosi califfo iracheno,  operativo da tempo anche con altri nomi secondo quanto riportato negli archivi dell’ex agente americano Edward Snowden ed oggi personaggio di spicco della corrente più estremista dell’Islam Sunnita.  

Protagonista negativo dello scenario mondiale  ha fondato il Califfato Islamico dell’ISIS e dopo una lenta penetrazione del territorio iracheno si è insediato nell’antica Mesopotamia, nell’area di Mossul una delle più grandi ed importanti città dell’Iraq dove il Califfato ha posto le sue basi. 
 
Leader di una struttura economicamente potente come ci riferisce l’analista Michael Knights, socio del Washington Institute per le politiche Nord americane in Medio Oriente, che stima l’ISIS come  l’organizzazione terroristica più ricca del mondo. I proventi derivano da una gestione criminale del petrolio iracheno, contrabbandato attraverso la Siria in Turchia ed anche verso l’Occidente. Un traffico illegale con introiti che oscillano tra i 2 milioni di dollari e i 4 milioni di dollari al giorno. Risorse immense che permetterebbero agli estremisti di “acquistare” la vittoria ed imporre in un periodo medio lungo il proprio dominio su intere zone della Mesopotamia con le drammatiche conseguenze che sono già sotto gli occhi di tutti. 
 
Il suo leader Abu Bakr al-Baghdadi viene guardato con interesse da altre fazioni dell’estremismo islamico presente nel mondo ed in particolare  in Africa settentrionale. L’AQIM  ne è un esempio. Da sempre vicina ad Al Qaeda ora sembra in procinto di spaccarsi con una divisione pericolosissima che potrebbe essere  determinante per una nuova destabilizzazione dell’Africa Settentrionale dopo i discutibili successi della Primavera Araba.  

Uno scisma, come ci riferisce il ben informato quotidiano algerino El Kabar,  accompagnato esternamente da altre fazioni come la tunisina Ansar al-Sharia, gruppo estremista propugnatore del radicalismo che nel luglio 2013 ha dichiarato la sua fedeltà all’ ISIS attraverso un appassionato discorso tenuto nella moschea di Kairouan dal suo portavoce  di AST, Seifeddine Rais, e dal sostegno all’ISIS  da parte del  leader di Boko Haram, Abubakar Shekau.
 
Una frattura che potrebbe avvenire nel breve periodo. Infatti, in ambito AQIM si stanno sempre di più consolidando posizioni divergenti.  Abu Musab Wadud (Abdelmalek Droukdel) leader di spicco dell’AQIM ha  negato ufficialmente  ogni forma di fedeltà all’ISIS anche se circolano voci che il 4 luglio 2014 abbia scambiato segretamente due lettere con al-Baghdadi manifestando tutto il proprio sostegno.

Un’ambiguità che è  accompagnata dalle prese di posizione di gruppi jihadisti salafiti algerini che sempre secondo El Katbar sembrano essere  orientati a giurare fedeltà incondizionata ad al-Baghdadi, fondando una succursale dello Stato islamico nel Maghreb, al di fuori dell'organizzazione di appartenenza.

Una situazione ancora fluida ma che evidenzia una certa propensione a virare verso l’ISIS abbandonando Al Qaeda. Pericolosa realtà, che analisti locali guardano con preoccupazione anche considerando la consistente esistenza di depositi di armi di qualità in Libia, che potrebbero essere acquistate dall’ISIS e distribuite alle fazioni amiche che stanno emergendo nell’area.

In sintesi,  nel breve periodo si potrebbero configurare tre scenari diversi ed in concorrenza fra loro.

 Il primo che potrebbe vedere la nascita di un Califfato in espansione sotto la guida di Droukdel che avrebbe la capacità di coagulare nel suo ambito anche gruppi provenienti dal Mali, dalla Tunisia e dalla stessa Algeria.

 Un secondo scenario rappresentato dal consolidamento di forze alleate alla Libia ed all'Egitto gestito dalla supervisione di al-Baghdadi.

Infine, un terzo scenario con la nascita  di un califfato minore che si potrebbe radicare sui territori libici controllati dalle milizie jihadiste.

Una situazione che potrebbe diventare ingestibile se non affrontata immediatamente, con ricadute assolutamente negative sulla sicurezza internazionale venendosi a creare una terza area di instabilità dopo quella irachena e siriana e di cui potrebbero trarre un vantaggio strategico Hamas e gli  hezbollah libanesi vicini all’Iran che, al momento, è un silente ed attento osservatore delle vicende.

Fernando Termentini , 23 agosto 2014, ore 12,30


 

mercoledì 20 agosto 2014

L’Italia fornirà armi ai curdi. Iniziativa risolutiva o pericolosa operazione di facciata ?


Da alcuni giorni è stato annunciato che l’Italia fornirà armamento ai Curdi per difendersi dalle forze del “Califfato Islamico”. Nel momento in cui si scrive se ne sta discutendo presso le competenti Commissioni di Camera e Senato mentre sembra che la Ministro Pinotti abbia già visionato il materiale conservato presso un deposito sotterraneo in Sardegna accompagnata dai massimi vertici militari.

Tralasciando ogni considerazione etica, di opportunità politica e di efficacia militare della  decisione, ci limiteremo a modeste considerazioni sull’iniziativa che viene proposta come di assoluta efficacia e che invece potrebbe, almeno sul piano puramente tecnico, dimostrarsi un’operazione di facciata alla stessa stregua di quanto sta avvenendo per la vicenda dei due Marò. Parole, visite, promesse ma solo scarsi risultati che in questo caso potrebbero dimostrarsi anche pericolosi.

Il materiale di cui trattasi dovrebbe essere costituito, da quanto riferito dalla stessa Ministro,  da armi, munizionamento e forse equipaggiamento  sequestrato nel 1994 nello stretto di Otranto a trafficanti russi che si accingevano a rifornire i belligeranti dell’ ex Jugoslavia.

Circa 30mila Ak-47 kalashnikov, i fucili di fabbricazione russa già in dotazione ai guerriglieri curdi, e tonnellate di munizioni. Anche mitragliatrici MG 42/59 con relativo munizionamento e non più in uso alle nostre Forze Armate. Forse anche giubbetti antischegge , mezzi radio e jammer, disturbatori anti IED (Improvised  Explosive Device).

Immediato il dubbio che ci sia il rischio di fornire ai ribelli  un materiale forse non perfettamente funzionante,  mescolando peraltro tipologie di munizionamento che potrebbero essere confuse da personale non particolarmente esperto, con gravi conseguenze. Anche sistemi elettronici sconosciuti ai montanari curdi come i moderni jammer.

I Kalashnikov sono fucili mitragliatori ad alta cadenza di fuoco che devono essere periodicamente manutenzionati  con cura, ingrassati e protetti dalla polvere per evitare che arrugginiscano e si inceppino all’atto dell’impiego. Utilizzano proiettili calibro  7,62 × 39 mm come quello di uno dei proiettili che dovrebbe avere ucciso i due pescatori indiani del Kerala.

Le mitragliatrici MG 42/59 in servizio dall’ultimo periodo del Secondo Conflitto Mondiale, sono armi ad elevatissima cadenza di tiro. Necessitano anche esse di attenta e costante manutenzione ed addirittura è previsto, durante l’impiego dell’arma, la sostituzione delle canna soggetta ad elevatissimo riscaldamento conseguente alla  celerità di fuoco. Utilizzano proiettili  7,62 × 51 mm apparentemente simili a quelli sovietici utilizzati dall’AK-47 ma sostanzialmente differenti. Se scambiati possono provocare grossi danni al personale che li utilizza.

Fanno parte del materiale sequestrato anche 400 Fagot, missile contro carro sovietico entrato in servizio nel 1971 praticamente copia del Milan franco - tedesco . Fu usato per la prima volta nella guerra in Libano del 1982.

Anche 5000 razzi Katiuscia, lanciarazzi di fabbricazione sovietica introdotto durante il Secondo Conflitto Mondiale, con un raggio di azione intorno ai 9 km ma molto impreciso.

Quale sia lo stato di conservazione di questo materiale non è dato saperlo, si dubita che sia tale da garantire un’immediata ed assoluta affidabilità delle armi e dei sistemi autopropulsi come i Fagot ed i Katiuscia, dotati di sofisticati sistemi di “sparo” e spinti da sistemi di lancio sensibili all’umidità.

 Materiale che giace dal lontano 1994  in sotterranei in prossimità del mare, la cui efficacia originaria è certa ma non altrettanto quella residua dopo essere rimasti accatastati per 18 anni, senza un programmato e ciclico controllo di efficace manutenzione né trattamento oggetto di appropriati trattamenti conservativi, trattandosi di sistemi estranei allo strumento militare nazionale.  

L’annuncio politico di aiutare i Curdi è stato lanciato, accompagnato da convinte assicurazioni delle nostre scelte, applicando un modello comunicativo diventato ormai usuale e sperimentato nel trattare da più di due anni la vicenda due Marò.

Parole, assicurazioni e certezze però tutte da dimostrare e che nel caso specifico potrebbero incrementare il numero di ordigni bellici inesplosi per cattivo funzionamento dovuto ad imperizia d’uso, obsolescenza, cattiva conservazione e scarsa manutenzione, alimentando i pericolo post bellici per la popolazione civile, in particolare donne e bambini.  

Ci auguriamo come professionisti del settore e come uomini rispettosi della vita che qualcuno abbia attentamente valutato questi aspetti ed i possibili rischi che ne potrebbero conseguire.   

Fernando Termentini, 20 agosto 2014, ore  15,30

 

 

 

martedì 19 agosto 2014

Per non dimenticare i due Marò


La calura estiva, seppure non soffocante, ha aiutato a distogliere l’attenzione degli italiani  sulla vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone abbandonati dall’Italia all’indebito giudizio di  uno Stato terzo.  

Una storia senza fine che ha del farsesco. Nulla di concreto viene avviato nonostante le “roboanti” dichiarazioni a livello istituzionale. Un Presidente del Consiglio  che telefona con palese scarso successo al Presidente indiano Modi, un Ministro degli Esteri impegnato a farsi conoscere in Europa per conquistare una poltrona altrimenti negata anche  per motivi sostanziali sul piano diplomatico,  come le sue espressioni di vicinanza a Putin ed ad Hamas. Una giovane Ministro che forse ha mutuato l’approccio diplomatico di un suo predecessore, Massimo D’Alema quando passeggiava il 15 agosto del 2006 a braccetto con il leader Hezbollah per le vie della capitale libanese bombardata, evidenziando una posizione sbilanciata  a favore dei miliziani libanesi, sicuramente non propria per un Ministro degli Esteri.
 
Una Ministro della Difesa che come l’ex  inviato speciale de Mistura continua ad andare in India per esprimere solidarietà ai due Marò, ma nulla fa per portare avanti gli atti di quell’internazionalizzazione annunciata da tempo.

Un silenzio rotto, invece,  da gossip riportato da molti canali di informazione sul rimborso che sembrerebbe sia stato chiesto al MAE dall’Ambasciatore Mancini per i danni subiti alla recinzione della propria residenza a Delhi, rovinata dalla scolatura di acqua di panni messi ad asciugare da Massimiliano e Salvatore. Qualcosa che se confermato (non risulta, comunque,  per quanto dato da sapere che la Farnesina l’abbia smentita) avrebbe del farsesco a fronte della tragedia che i due Fucilieri di Marina stanno vivendo da due anni e mezzo lontani dalle loro famiglie,  per una decisione italiana la cui correttezza andrebbe attentamente valutata. Una richiesta di indennizzo, sembra di 400 Euro , circa 1/3 del reddito annuale di un operaio indiano per dipingere una porzione di recinzione.

Oltre a queste amenità, solo una notizia significativa ma avvilente per il nostro Paese. Un’Agenzia, infatti, ci dice che la Corte Suprema indiana ha autorizzato il rinnovo della cauzione per trattenere in "libertà condizionata" in India  Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Un’altra umiliazione all’Italia ed alle Forze Armate in quanto evidenzia l’atto di accettazione italiano di un provvedimento assolutamente illegale quale quello di un fermo giudiziario senza che siano stati ufficializzati atti di accusa. Un’abitudine di accettazione di colpevolezza quella italiana non nuova. Già evidenziata, infatti, dall’ex Ministro della Difesa Di Paola quando a maggio del 2012 pagò i danni alle famiglie dei poveri pescatori morti ed al proprietario del peschereccio Sant. Antony accompagnata dalle dichiarazioni del dott. de Mistura alla televisione indiana che attribuivano ad un increscioso evento colposo tutta la vicenda.

Oltre a questo solo parole che si sommano alle tantissime dichiarazioni di intenti istituzionali rimaste tali. Il 7 agosto da un’agenzia sappiamo che il Premier Renzi  abbia detto, "Stimo molto il nuovo premier indiano e credo che l'India e l'Italia insieme abbiamo il dovere e il diritto di riconoscersi partner e lavorare insieme". Frase riportata in un intervista pubblicata dal Messaggero nella parte in cui Matteo Renzi commenta la trattativa per la liberazione dei marò. Cosa però intenda fare sul piano concreto e giudiziario internazionale non ce lo dice.  

Un solo annuncio importante, quello dell’11 agosto, quando gli italiani vengono informati che il Premier italiano ha chiamato “finalmente” Modi per aprire un "canale comunicazione".

Anche in questa occasione, però,  rileggiamo ancora una volta gli stessi concetti del passato. Una soluzione "rapida e positiva" al lungo e complicato caso che vede al centro i due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ci dice un’Agenzia, informandoci che questo è “ l'auspicio espresso oggi dal premier Matteo Renzi al primo ministro indiano Narendra Modi nel corso di una telefonata che al di là dei contenuti, su cui non trapela molto, e' un altro passo in direzione di quel canale di comunicazione tra Roma e New Delhi ….., un altro affondo diplomatico premendo sull'esecutivo indiano perche' affronti la vicenda dei due militari italiani, bloccati in India dal febbraio del 2012…..”.

La “pressione” sull’Esecutivo di Delhi è però tale che lo stesso giorno il Premier Modi precisa, che "la giustizia indiana è libera, giusta e indipendente" e "considererà tutti gli aspetti" del caso, ricordando che la questione relativa all'incidente al largo del Kerala del 15 febbraio 2015 in cui sono morti due pescatori "e' sub judice" davanti alla Corte Suprema che esamina ricorsi presentati dai due maro'. "Noi siamo convinti - ha concluso - che "essa considererà tutti gli aspetti nel giudicare il caso". 

Una risposta molto simile a quella data dall’allora Presidente Singh al Senatore Monti dopo che costui aveva deciso di rimandare i marò in India considerando esclusa l’applicazione della pena di morte sulla base di un irrilevante documento indiano che affermava “According to well settled Indian jurisprudence this case wouldn’t fall in the category of matters which attract the death penalty, that is to say the rarest of rare cases. Therefore there need not be any apprehension in this regard». Tradotto «Secondo una giurisprudenza indiana ampiamente consolidata, questo caso non ricadrebbe nella categoria di fattispecie che comportano la pena di morte, cioè i più rari tra i casi rari. Di conseguenza, non si deve avere alcuna preoccupazione a questo riguardo ». (dal settimanale Panorama 14 aprile 2013).

Singh, infatti, si preoccupò di dire a Monti “… in vista delle indagini in corso, sarebbe prematuro esprimere un parere su aspetti specifici. Questo, dicono le fonti, era un riferimento ai timori italiani oltre l'accusa chiede pena di morte per i marines…” (http://www.thehindu.com/news/national/italian-pm-calls-manmohan-singh-over-marines-issue/article4598823.ece?homepage=true)
 
Sono trascorsi due anni e mezzo, le parole ci sommergono come i temporali di questi giorni, ma non dicono nulla. Nessun atto è stato compiuto per attivare le tanto declamate iniziative di internazionalizzazione della vicenda, primo fra tutti l’arbitrato internazionale.

Il giovane Premier  Renzi ci dice di stimare il vecchio politico indiano Modi che tuttavia risponde, in buona sostanza e con saggia diplomaziaorientale, di non farsi illusioni su soluzioni diverse da quelle giudiziarie.

Intanto il tempo trascorre ed i nostri Marò restano alla mercè delle “bizze” indiane anche con l’incertezza di dover far riferimento ad un Ambasciatore che attribuisce alla loro modesta esperienza di massaie danni subiti alla recinzione della propria residenza per “panni appesi a sciorinare al sole”.

Non credo che questa sia l’Italia che ci aspettiamo .

Fernando Termentini, 19 agosto 2014 , ore 13,00

19 luglio 1992 - Viene trucidato il giudice Paolo Borsellino


Attraverso un'interessante libro "Dalla parte sbagliata" vengono riproposti i temi ancora oscuri che dopo Ventidue anni di indagini, processi, condanne ed assoluzioni non sono stati mai chiariti sul il mistero di chi ha voluto le stragi di quei mesi che culminarono con l'uccisione di Paolo Borsellino. 

Un’unica cosa è forse ormai certa: il fatto che a decidere e pianificare  fu un livello superiore alla mafia, quello che generalmente viene chiamato il “terzo livello”, che vede coinvolte apparati istituzionali non solo nazionali ma anche globali. 

 "La Valle dei Templi" propone un'interessante intervista rilasciata da uno degli autori del libro, l’avvocato Rosalba Di Gregorio, uno dei difensori degli imputati al processo per la strage. 

L'intervista è raggiungibile al link, http://www.lavalledeitempli.net/2014/08/18/speciale-dalla-parte-sbagliata-viaggio-nel-rosalba-gregorio/,

credo offra spunti di meditazione importanti. 

Per questo ho deciso di proporla agli amici che mi onorano di seguirmi sul mio blog, auspicando che sia motivo di interesse. 

Fernando Termentini, 19 agosto 2014, 10,10