martedì 29 ottobre 2013

Ancora solo parole sulla vicenda dei due Fucilieri di Marina


Massimiliano Latorre e Salvatore Girone languono a New Delhi ormai da 20 mesi, lontani dai loro affetti più cari, lontani dalla loro Nazione. Qualsiasi Paese al mondo avrebbe in questo lunghissimo arco di tempo affrontato e risolto il problema ricorrendo soprattutto agli strumenti che il diritto internazionale  rende disponibili.

Primo fra tutti “ l’Arbitrato Internazionale”, mezzo di soluzione pacifica per la risoluzione delle controversie internazionali, atto che secondo la pertinente Convenzione dell’Aia (1907) “ha per oggetto il regolamento di liti fra Stati per opera di giudici di loro scelta e sulla base del rispetto del diritto”.

Testi giuridici ci dicono, inoltre che la decisione degli arbitri è vincolante per le parti e che l’arbitrato è considerato dall’articolo 33 della Carta delle Nazioni Unite, uno dei mezzi pacifici di soluzione delle controversie come una forma di regolamento giudiziale in cui la sentenza arbitrale ha efficacia obbligatoria per le parti che possono scegliere, di volta in volta, gli arbitri cui affidare la soluzione delle liti, facendo riferimento a coloro che compongono la Corte permanente d’arbitrato.

Una scelta giustificata anche e soprattutto dagli aspetti che nello specifico caratterizzano la vicenda e che vanno oltre la controversia diplomatica. Una serie svariata,  di circostanze, infatti, ricadono in quanto regolato dal  Diritto Internazionale. I fatti avvenuti in acque internazionali, l’immunità funzionale dei militari in missione, la limitazione della libertà di movimento imposta dalla Corte Suprema indiana al nostro Ambasciatore a seguito della decisione italiana di non far rientrare i due Marò a Delhi al termine del permesso elettorale.

Un’azione, questa ultima,  motivata dall’India come ritorsione per il mancato rispetto dello specifico affidavit sottoscritto dal nostro rappresentante diplomatico a Delhi, ma assolutamente strumentale a fronte della fermezza italiana che, se mantenuta, avrebbe, invece, potuto rappresentare uno strumento di pressione particolarmente efficace per  persuadere l’India ad affidare la controversia ad un giudice internazionale.

La costanza dell’Italia, in quelle circostanze, come noto  ha avuto vita breve. Dopo soli 10 giorni a fronte delle pressioni indiane e per una dichiarata difesa di interessi commerciali italiani,  il 21 marzo u.s. fu fatta una repentina inversione di marcia e Massimiliano e Salvatore furono fatti rientrare precipitosamente in India.
Da quel momento le parole hanno preso il posto dei fatti.  Una serie di mere espressioni di intenti si sono continuamente accavallate, spesso molto scarne come le recenti riportate nel resoconto stenografico della riunione a Commissioni riunite della Camera e del Senato, precisamente la 3^ (Affari esteri ed emigrazione), la 4^  (Difesa)  del Senato della Repubblica, la III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera dei Deputati del 17 ottobre 2013.
Poche parole del Ministro degli Affari Esteri Emma Bonino che sulla vicenda dei marò riferisce “sono disponibile ad ascoltare consigli di tutti, ma un po’ meno sono disposta, anche se non riguarda questo incontro, ad accettare polemiche, per non dire peggio. L’impegno che stiamo mettendo usando tutti i mezzi possibili (pressioni costanti, dialogo e solidarietà internazionale) è volto a riportare a casa i marò”.
Il MAE non ci dice però perché fra le varie iniziative non è stato portato avanti quanto preannunciato l’11 marzo dall’allora Sottosegretario de Mistura e dichiarato all’Agenzia AGI “a questo punto la divergenza di opinioni” tra l’Italia e l’India sulle questioni della giurisdizione e dell’immunità richiede un arbitrato internazionale: il ricorso al diritto internazionale o una sentenza di una corte internazionale”.

Altra espressione di intenti delle Istituzioni, svanita nel nulla anche se, forse, avrebbe potuto rappresentare un atto risolutivo, oggi, allo stato attuale delle cose,  unica strada realisticamente percorribile. Un ricorso unilaterale dell’Italia davanti ad un arbitro internazionale, attuabile come previsto da UNCLOS (ex Allegato VII alla Convenzione UN), che al primo paragrafo dell’Art. 287 prevede la possibilità per gli Stati parti in causa di scegliere uno  strumento giurisdizionale  o arbitrale da scegliere fra i possibili Tribunali internazionali all’uopo preposti, come espressamente riportato nell’articolo  286,  che prevede “…..qualsiasi controversia relativa all'interpretazione o all'applicazione della presente convenzione, quando non è stata raggiunta una soluzione ricorrendo alla sezione 1, può essere sottoposta  a richiesta di una delle parti della controversia al giudice competente…”.
Articoli che inequivocabilmente affermano la possibilità di una richiesta anche unilaterale da parte di uno degli Stati protagonisti della controversia, circostanza che nello specifico è suffragata da elementi oggettivi.
Infatti la normativa internazionale ci dice che è possibile il ricorso unilaterale all’Arbitrato nei casi in cui una delle parti non riscontri precise richieste dell’altra. Condizioni che si sono verificate nel momento che l’India non ha mai risposto alla richiesta italiana formalizzata con  una Nota Verbale del Governo italiano dell’11 marzo u.s. ed inoltrata a Delhi per promuovere un incontro diplomatico allo scopo di individuare ogni possibile soluzione della controversia, fatto oggettivo che coinvolgeva India ed Italia.
Leggiamo ed ascoltiamo, invece, solo dichiarazioni di intenti come l’ormai nota e ricorrente assicurazione di un “processo equo e rapido” o frasi come quelle riportate nel resoconto stenografico sopramenzionato (non rivisto dagli oratori), con cui il Ministro degli Esteri informa il Parlamento che “l’impegno che stiamo mettendo usando tutti i mezzi possibili (pressioni costanti, dialogo e solidarietà internazionale) è volto a riportare a casa i marò”; “la linea di comando è piuttosto chiara, proprio per superare certe difficoltà, ed include la Presidenza del Consiglio in quanto tale  e l’inviato speciale Staffan de Mistura che risponde direttamente al Presidente del Consiglio e coordina e coadiuva gli sforzi di quattro Ministri e delle quattro amministrazioni”.

Ed ancora, “il nostro impegno è di portare a casa i due Marò. Una volta ottenuto questo, magari riapriremo il dossier di altri tempi. Intanto vediamo di portare a casa questi signori. Il meccanismo si è bloccato  - lo stiamo superando - sull’interrogatorio dei quattro militari …..”.
La dottoressa Bonino però, almeno per quanto letto, non informa il Parlamento perché non sia stato predisposto sul piano diplomatico quanto necessario per superare un stallo prevedibile perché  conseguente ad un noto impegno italiano sottoscritto ufficialmente da rappresentanti del Governo (Monti) che, secondo le informazioni in possesso di Wikilao e confermate da fonti militari e indiane, sottoscrisse un documento in cui si accettava l’obbligo di  far tornare in India, se ritenuto necessario, anche gli altri 4 Fucilieri di Marina del NMP imbarcato il 15 febbraio 2012 sulla Lexie, per essere interrogati su quanto accaduto. Evenienza assolutamente probabile in quanto procedura prevista dall’iter investigativo della NIA indiana.

 Il Ministro non chiarisce neppure perché  il Governo italiano continui a rifiutare l’opzione dell’Arbitrato Internazionale che invece esperti del Diritto Internazionale suggerirebbero. Soluzione che non rappresenterebbe la  panacea per risolvere tutti i mali e ridare all’Italia un minimo di credibilità internazionale, ma sarebbe qualcosa di più rispetto al solo dire e limitarsi ad affermare speranze, come ormai e  da tempo avviene a vari livelli istituzionali.
Fernando Termentini, 29 ottobre 2013 - ore 12,00

domenica 27 ottobre 2013

La situazione per i due Fucilieri di Marina si complica


L’India sta dimostrando di avere una maggiore “sapienza” giuridica rispetto all’Italia ed una maggiore coerenza nell’applicazione delle sue leggi nazionali.

Infatti, mentre in Italia si procede esitanti, Delhi prende posizione e pretende che il proprio Codice Penale sia rispettato, considerato che Roma ha delegato e condiviso la gestione giuridica della vicenda dei due Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. 

Da tempo, infatti, si parla che sarebbe stata accettata la presenza della NIA indiana in Italia per procedere all’interrogatorio degli altri 4 Marò del NMP sulla Lexie il 15 febbraio 2012, giustappunto quanto previsto dalle procedure penali indiane.

Immediata, a tale riguardo, la perplessità di chi scrive che aveva interpretato questa decisione italiana come l’ennesima cessione di sovranità nazionale (http://fernandotermentini.blogspot.it/2013/10/la-nia-verra-in-italia-per-espletare-le.html). Una proposta indecente italiana, portata avanti e difesa come la più fattibile  dal MAE e dal Commissario Governativo dott Staffan de Mistura insieme ad altre due alternative proposte a Delhi in subordine,  una rogatoria internazionale o un interrogatorio in terreno neutrale, in un altro Stato come gli Emirati Arabi Uniti.

Oggi l’India ci dà un’altra lezione di diritto, e l’ANSA da Delhi comunica :

Maro': stampa; niente missione Nia, problema giurisdizione codice penale indiano non si applica all'estero
   (ANSA) - NEW DELHI, 26 OTT - Una missione della polizia indiana Nia in Italia per interrogare quattro maro' che erano con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sulla Enrica Lexie durante l'incidente in cui morirono due pescatori ''non si puo' fare perche' gli interessati potrebbero sollevare la questione della giurisdizione riguardante il Codice di procedura penale indiano, sostenendo che non puo' applicarsi fuori dall'India''.

Lo sostiene oggi il quotidiano Hindustan Times.
   Nella sua edizione online odierna il giornale pubblica una nota firmata si sostiene che la complicazione e' dovuta al fatto che ''il governo italiano ha chiarito che non autorizzera' i quattro testimoni a comparire in India''.
   La Nia, si dice ancora, voleva inviare un team a Roma per raccogliere le testimonianze dei quattro, ma il ''braccio legale'' del governo (ministero della Giustizia e Procura della Repubblica, ndr.) hanno sollevato i dubbi riguardanti la applicabilita' della giurisdizione sull'interrogatorio in Italia.
   E a questo proposito, si precisa, ''il ministero della Giustizia ha detto al governo che la Nia potrebbe non raccogliere la dichiarazione dei testimoni'' nel suo eventuale viaggio in Italia.
   L'opinione legale, di cui apparentemente il quotidiano e'stato portato a conoscenza, ''giunge a quasi sei mesi da quando la Corte Suprema ha impartito istruzioni alla Nia di istruire il caso, chiedendo inoltre la costituzione di un tribunale speciale operante su base quotidiana.

   ''La decisa posizione italiana - sostiene infine il quotidiano - ha posto i ministeri interessati in difficolta' e funzionari ammettono che il tempo a disposizione della Nia per terminare le indagini e presentare i capi di accusa alla corte speciale si sta esaurendo''.

A questo punto nessun commento. Qualsiasi parola sarebbe pleonastica. Propongo solo la notizia affinché ciascuno interessato alla vicenda tragga le proprie conclusioni .

Solo una personale amara considerazione : dopo aver svenduto per trenta denari i nostri due Fucilieri di Marina, continuiamo ad essere “schiaffeggiati” da uno Stato terzo con il quale abbiamo peraltro “condiviso” alcune scelte gestionali ed a cui abbiamo  delegato il diritto di giudicare nella più assoluta disattenzione del Diritto internazionale, di quello pattizio e forse anche della nostra Costituzione.
 
L’India prosegue per la sua strada per cui è doveroso a questo punto guardare Delhi con il massimo rispetto, l’Italia, invece sta raschiando il fondo in tema di politica internazionale e di gestione della diplomazia.  

Qualcuno prima o poi dovrà renderne conto al Paese.

Fernando Termentini - 27 ottobre 2013, ore 13,00

 

venerdì 25 ottobre 2013

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone venduti per trenta denari !


Il 27 Ottobre si correrà in India il Gran Premio di formula 1. Lo scorso anno la Ferrari partecipò con il simbolo della Marina Militare italiana per ricordare i nostri  Massimiliano Latorre e Salvatore Girone in ostaggio dell’India.

 Sono passati oltre 600 giorni ed ogni giorno è sempre più evidente che Massimiliano e Salvatore  si trovino ancora in India per tentare di difendere interessi economici, fatti rientrare il 21 marzo 2013  precipitosamente in India per ingraziarsi Delhi ed evitare all’Italia fossero annullati contratti o commesse commerciali.  

L’India ha dimostrato e sta dimostrando, invece,  di essere una vera Nazione a differenza di una pavida Italia. Ciò che voleva essere difeso restituendo Massimiliano e Salvatore sta svanendo nel nulla e Delhi continua per la sua strada. Per ora ha annullato la commessa con Finmeccanica, probabilmente si accinge a fare la stessa cose con altri interlocutori dell’imprenditoria italiana ed, intanto, Massimiliano e Salvatore continuano ad essere lontani dalle loro famiglie.

Una sudditanza italiana confermata da fatti concreti come il mancato avvio dell’Arbitrato internazionale promesso. Un’iniziativa  politico - diplomatica che avrebbe anche tolto l’India dall’imbarazzo di aver intrapreso una strada tutta in salita nel gestire una rilevante vicenda internazionale.  

Un Italia che invece di pretendere il rispetto del diritto questua all’India pietà per i nostri ragazzi e non afferma invece ciò che a loro è dovuto per garanzie internazionali. Un Italia che ancora continua a sperare nel  buon cuore indiano per la risoluzione della vicenda.

Non è accettabile tutti ciò. Non possiamo svendere la dignità nazionale per non urtare la suscettibilità di lobby finanziarie e politiche che per “trenta denari”  hanno venduto Massimiliano e Salvatore.

Domenica prossima, 27 ottobre, la Ferrari tornerà a partecipare al Gran Premio di New Delhi concorrendo a portare nel mondo l’immagine di un India sfavillante che invece dovrebbe essere oscurata per ciò che sta avvenendo da 20 mesi. Proviamo a lanciare un segnale importante, spegniamo le luci della ribalta internazionale e lasciamo che il Gran Premio si corra senza che in Italia venga vissuto attraverso gli schermi televisivi

Per una volta siano i cittadini a decidere una giornata di lutto nazionale per commemorare la dignità internazionale perduta dal nostro Paese e dimostrando che gli italiani vogliono ancora difendere i valori essenziali di una democrazia moderna invece dimenticati da chi  istituzionalmente dovrebbe farne il proprio vessillo.

Se lo scorso anno la nostra scuderia ha partecipato alla gara portando sui teleschermi del mondo il vessillo della Marina Militare per ricordare i nostri ragazzi arbitrariamente trattenuti in un Paese Terzo, domenica prossima la Ferrari dovrebbe correre senza esporre alcun vessillo,  solo un nastrino nero segno di lutto !

Facciamo girare questa iniziativa e promoviamola in tutti i contesti possibili !

Fernando Termentini ed Alfredo d’Ecclesia - ore 12,30

giovedì 24 ottobre 2013

I due Fucilieri di Marina : tutto alla fine torna


Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono tenuti in ostaggio dall'India da 20 mesi, trattenuti perché sospettati dell'omicidio di due pescatori. Un'accusa infamante che non sembra trovare riscontro in nessuna prova a carico, anzi è confutata da analisi tecniche depositate presso la Procura della Repubblica di Roma.

 Sono stati fatti rientrare il 21 marzo di questo anno a seguito di una decisione improvvisa del Governo che sconfessava la precedente dichiarazione ufficiale di dieci giorni prima quando si informava della decisione che Massimiliano e Salvatore non sarebbero stati rimandati in India al termine del permesso elettorale loro concesso. 

Un annuncio che faceva sperare tutti in un risveglio della dignità italiana dopo un anno di completa accondiscendenza nei confronti dell’India soprattutto leggendo il comunicato dell’allora Sottosegretario de Mistura, “La decisione di non far rientrare i maro’ in India “e’ stata presa in coordinamento stretto con il presidente del Consiglio Mario Monti e d’accordo tutti i ministri” coinvolti nella vicenda, “Esteri, Difesa e Giustizia”., precisando che “siamo tutti nella stessa posizione, in maniera coesa e con il coordinamento di Monti”.  E concludeva con il proposito  “a questo punto la divergenza di opinioni” tra l’Italia e l’India sulle questioni della giurisdizione e dell’immunità richiede un arbitrato internazionale …..”.

Un fiammata di orgoglio nazionale che, però,  veniva immediatamente spenta dalla successiva ed inaspettata  decisione dell’Esecutivo che dopo dieci giorni sanciva  il rientro dei due militari in India. Un provvedimento destinato a spaccare la compagine del Governo, inducendo le dimissioni dell'allora Ministro degli Affari Esteri, l’ Ambasciatore Giulio Terzi.

Da quel momento un susseguirsi di dichiarazioni ufficiali e/o ufficiose che portavano a pensare che il motivo della determinazione governativa andava forse ricercato soprattutto in ragioni di natura economica piuttosto che di politica estera. Dalle parole dello stesso Senatore Monti in occasione del Suo intervento in Parlamento per relazionare sui fatti, emergeva, infatti,  che non potevano essere sottovalutati gli interessi economici che coinvolgevano molte imprese italiane  impegnate in India. In primis un contratto milionario di Finmeccanica per la fornitura di 15 elicotteri militari in quel momento in bilico perché sembrava fossero state pagate “commissioni” a personalità indiane di spicco.

 Si era deciso, quindi,  di riconsegnare i due Fucilieri di Marina a Delhi, sottraendoli, peraltro anche alla Giustizia italiana essendo indagati dalla Procura Militare e da quella civile per importanti ipotesi di reato. Di fatto una sorta di estradizione di due cittadini italiani in un Paese che intendeva giudicarli per reati punibili secondo l’ordinamento indiano anche con la pena di morte.

Una forzatura costituzionale per mantenere buoni rapporti economici  con un Paese terzo parzialmente mascherata da una dichiarazione di Delhi a non ricorrere alla pena capitale, manifestazione di volontà assolutamente insignificante secondo quanto sentenziato dalla Corte Costituzionale (n. 223 del 27 giugno 1996). Decisione giuridica con cui la Suprema Corte aveva ritenuto la  semplice garanzia formale della non applicazione della pena di morte atto insufficiente alla concessione dell’estradizione.

Un chiaro pronunciamento espresso dalla Sezione VI (Sentenza n. 45253 del 22 nov. 2005, Cc. Dep. Il 13 dic. 2005, Rv, 232633 ) e ribadito il 10 ottobre 2008 n. 40283, dep. 28 ottobre 2008 dove si legge tra l’altro che “ai fini della pronuncia favorevole all’estradizione , è richiesta documentata sussistenza e la valutazione di gravi indizi ……”, elementi che nella vicenda specifica non sembravano nè sembrano assolutamente esserci.

In quel momento, come i fatti dimostrano,  fu invece  sottovalutata la controparte pensando che l'India si sarebbe sentita appagata. Così non è stato ed oggi Delhi ha deciso di annullare il contratto per la fornitura degli elicotteri e si auspica che a seguire non cancelli  altri impegni commerciali in corso con imprese italiane.

Un errore che si aggiunge a quello compiuto nell’ aprile 2012 quando fu pagato un indennizzo di 190.000 dollari alle famiglie dei defunti pescatori indiani. “Un atto di donazione e di generosità, al di fuori di un contesto giuridico" secondo quanto precisato dall’allora Ministro della Difesa  Giampaolo Di Paola, interpretato, però, come un’ammissione di colpa da moltissimi organi di stampa  indiani.

(ASCA) - Roma, 23 ott - L'India ha inviato alla AgustaWestland una nota nella quale si annuncia la volonta' di cancellare l'acquisto degli elicotteri della azienda del gruppo Finmeccanica, dopo lo scandalo legato alla corruzione di alcuni funzionari. Lo hanno riferito all'AFP fonti del Ministero della Difesa indiano, aggiungendo che l'AgustaWestland ''ha 21 giorni di tempo a disposizione per rispondere''.  

L'India ha sospeso l'ordine da 556 milioni di euro dopo che gli inquirenti italiani hanno cominciato a indagare su presunte mazzette pagate per vincere l'appalto, siglato nel 2010 e riguardante 12 elicotteri dell'azienda anglo-italiana.

 L'inchiesta ha portato lo scorso febbraio all'arresto dell'amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi e dell'amministratore delegato di AgustaWestland, Bruno Spagnolini, accusati di corruzione internazionale.

 Il ministro della Difesa indiano, A.K. Antony, ha sospeso i pagamenti dopo aver ricevuto i primi tre elicotteri, annunciando l'intenzione di cancellare l'ordine per gli altri nove, destinati ad alte personalita' di rilievo, come il Presidente e i Ministri.

 Pochi giorni fa la AgustaWestland ha reso nota la volonta di ricorrere a un arbitrato internazionale e della vicenda ha parlato anche il primo ministro britannico David Cameron (la AgustaWestland ha una fabbrica nel sudest dell'Inghilterra) nel corso del suo viaggio in India lo scorso febbraio. (fonte AFP).

Questi i fatti che ci suggeriscono fra le varie ipotesi un’unica certezza. Gli interessi nazionali, in particolare quando sono coinvolti cittadini italiani,  non si difendono cedendo al ricatto di un Paese terzo. Chi ha deciso di far rientrare in fretta e furia in India  Massimiliano Latorre e Salvatore Girone anche per non compromettere grossi interessi economici dovrebbe forse rivedere le sue posizioni. In questo modo non si sono garantiti gli interessi italiani ma è stata svenduta la sovranità nazionale, culminata con la consegna non dovuta  di due cittadini italiani. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone  colpevoli di aver scelto male la loro professione, quella di indossare un’uniforme e di ipotecare la propria vita per difendere lo Stato ed il suo prestigio.

La storia però non perdona e tutto alla fine torna. Svendere la dignità nazionale e mettere a rischio di due italiani sicuramente non pagherà, ed un primo  rendiconto è arrivato !
 
Fernando Termentini - 24 ott. 2013, 12,30

 

martedì 22 ottobre 2013

In Italia quale è il ruolo del Ministro degli Affari Esteri ?

 
Da qualche giorno continuo a pormi interrogativi su cosa stia avvenendo in Italia. Mi chiedo, infatti, se sia in corso un processo di rivalutazione della nostra credibilità in ambito internazionale o piuttosto se la regressione del nostro Paese oltre che economica sia diventata anche culturale e se stiamo rinunciando anche ad affermare il ruolo dell’Italia nel mondo. 

Un prima perplessità dopo aver letto alcune notizie di stampa che inducevano a pensare che fosse cambiato qualcosa nella nostra Costituzione, tale da far  prevedere il ricorso a Tribunali speciali per giudicare , una volta rientrati in Italia, l’operato dei nostri Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Due militari italiani in ostaggio di un Paese terzo, l’India, da 20 mesi e senza che si tenti di garantire loro quanto previsto dal diritto internazionale e pattizio avviando immediatamente azioni sostanziali come l’arbitrato internazionale.

Un’incertezza derivata non da fantasiose analisi, ma fondata su riscontri oggettivi come può essere una notizia riportata da un’Agenzia  di stampa che ad oggi non risulta essere stata né smentita né rettificata da colei a cui parole e frasi erano attribuite, il Ministro degli Affari Esteri.

Dubbi che però  aumentano dopo aver letto altri comunicati stampa della Farnesina e che mi inducono a proporre un’analisi avulsa da qualsiasi condizionamento di appartenenza o peggio imposto  da “note di linguaggio” preconfezionate.  

Mi riferisco alla TMNews riferita al Ministro Bonino che riporto integralmente per evitare che il mio dire possa essere giudicato in qualche modo strumentale:  “Napoli, 19 ott. (TMNews) - "Non voglio fare polemica col passato, con chi ha gestito questo dossier. Avremo tempo e modi per ripercorre alcuni momenti non alti. Ci stiamo lavorando in modo determinatissimo. Confido e sono speranzosa di riuscire, posso dare la garanzia del nostro impegno massimo". Così il ministro degli Esteri, Emma Bonino, sulla vicenda dei marò."Noi seguiamo 3.200 italiani in carcere nel mondo uno per uno - ha aggiunto - i rapporti con i paesi terzi sono complessi e delicati, al netto di aprire atomiche. Noi magari tanta credibilità da spendere all'estero non ce l'abbiamo".

In che Paese vivo, questo il nuovo interrogativo. Una domanda spontanea nel momento che leggo che un Ministro della Repubblica a cui è affidato il mandato istituzionale di proporre al mondo  il “Paese Italia”,  esplicita ufficialmente una palese critica sull’affidabilità del Paese con la frase “Noi magari tanta credibilità da spendere all’estero non ce l’abbiamo”. Un giudizio, forse per taluni aspetti anche condivisibile, ma improponibile da parte di chi istituzionalmente è  designato ad essere l’intermediario abituale fra lo Stato ed i Paesi terzi.

Nelle moderne democrazie al Ministro degli Affari Esteri, infatti, come sancito dal Diritto Internazionale,  è riconosciuta la potestà di rappresentare il proprio Paese e la delega a firmare accordi vincolanti sul piano internazionale, atto previsto dall’articolo 7 della Convenzione di Vienna del 1969.

In Italia, chi è al vertice della Farnesina ha, anche, la funzione primaria di dare l’indirizzo politico al Dicastero degli Esteri sulla base delle linee generali indicate dal Governo. Una posizione di rilevante peso politico in quanto attraverso l’azione del Ministero  l’Esecutivo cerca il consenso internazionale, obiettivo primario per lo sviluppo democratico ed economico di una Nazione e perché lo Stato possa avere un ruolo significativo nelle strutture  internazionali con cui è chiamato ad interagire.

Un contesto  in cui messaggi di scarsa affidabilità mal si coniugano con un mandato istituzionale quale quello del Ministro degli Affari Esteri, peraltro  in un momento di elevata criticità globale ed in cui il Presidente del Consiglio al G20 di S.Pietroburgo si affanna a proporre "L'Italia e' un grande Paese".

Forse,a memoria d’uomo e per quanto noto, è la prima volta che pensieri di “inaffidabilità” del proprio Paese siano affidate ai media da chi gestisce un Dicastero come quello degli Esteri, tradizionalmente destinato a proporre ed esaltare le virtù dello Stato di appartenenza. Un atto dovuto specialmente in un contesto geopolitico ed economico difficile come l’attuale che impone di conquistare una significativa credibilità internazionale raggiungibile solo con un’azione capillare in cui la diplomazia gioca un ruolo fondamentale.

La storia ci tramanda, infatti, che la funzione diplomatica ha molto da dire in tema di formazione dell’identità nazionale. La diplomazia italiana, nei secoli XIX e XX, ha giocato un ruolo di portata storica nella formazione della fisionomia internazionalistica dell’Italia contemporanea. Un’azione propulsiva svolta da singole personalità diplomatiche che hanno contribuito nell’opera complessa di “posizionare” appropriatamente e di volta in volta l’Italia nelle mutevoli  mappe politiche, economiche e geo-politiche del mondo. Un’attività tenace svolta dai nostri diplomatici a partire dalla fine del Secondo Conflitto Mondiale,  per riconsegnare all’Italia il ruolo che gli competeva nel contesto della Cooperazione Internazionale, nella dimensione euro-atlantica (NATO) ed in quella europea (UE).

Una partita impegnativa che oggi vede la diplomazia essere anche una  parte integrante della vicenda nazionale e rappresentare una risorsa aggiuntiva difendendo i nostri interessi nazionali sul piano politico-diplomatico,  promuovendo le specificità del nostro sistema produttivo, valorizzando un patrimonio culturale e di creatività unico al mondo. Azioni che però non posso prescindere dalla affidabilità e dalla valenza dello Stato.  

 Una serie di considerazioni che non mi aiutano a comprendere né tantomeno a condividere la frase del Ministro “Noi magari tanta credibilità da spendere all'estero non ce l'abbiamo". Un’espressione sicuramente politica ma che male si coniuga con una naturale azione diplomatica finalizzata a promuovere l’immagine del proprio Paese. Un’espressione che sicuramente non aiuta nemmeno il lavoro del Presidente del Consiglio impegnato a proporre nel mondo un’Italia credibile, garantista ed affidabile.

Il messaggio del Ministro Bonino in questo particolare frangente storico difficilmente passerà inosservato a chi nel mondo intende presentare l’Italia in maniera distorta e strumentale. Con altrettanta certezza non sarà ignorato dall’India che potrebbe farlo suo nelle contrattazioni diplomatiche e giuridiche in corso per risolvere il problema dei due Fucilieri di Marina e dagli altri Paesi che custodiscono nelle loro carceri gli altri 3200 italiani.

Chissà se un giorno il Ministro degli Affari Esteri Emma Bonino vorrà chiarire agli italiani le sue parole o piuttosto intenderà rinunciare ai vincoli imposti dall’alta carica istituzionale ricoperta per dedicarsi a tempo pieno a sviluppare  proprie tematiche di natura ideologica e politica, senza renderle istituzionali ed attribuirle al Paese che in questo momento rappresenta nel mondo.

Fernando Termentini, 22 ottobre 2013 - ore 14,00

sabato 19 ottobre 2013

In Italia esistono ancora Tribunali speciali ?


Ieri pomeriggio ho avuto il dubbio di vivere in un periodo storico diverso o peggio di non essere più in Italia ma a Cuba, nell’ex Unione Sovietica o nella moderna e democratica India.
 
Un momento di smarrimento indotto dalla lettura di una Agenzia stampa TMnews del Ministro Bonino che si conclude con la frase  : ………………ha commentato Emma Bonino, precisando che una volta in Italia "i nostri connazionali avranno un processo davanti una corte speciale" e per loro varrà "la presunzione di innocenza".

Mi sono chiesto se la nostra Costituzione fosse improvvisamente cambiata e fosse  possibile nominare  anche in Italia Tribunali Speciali. Una perplessità che oggi aumenta in quanto ho constatato  la  TMNews di riferimento è riportata da testate giornalistiche online e quindi coerente con le informazioni in mio possesso (http://www.lastampa.it/2013/10/17/bonino-su-mar-accetto-lezioni-da-tutti-con-qualche-distinguo-Lsb99CNACuu9uTJeTkm0pI/pagina.html).

Non sono, però, ancora certo di aver correttamente interpretato i contenuti dell’agenzia, per cui trovo doveroso riproporla testualmente.

Bonino: Su marò accetto lezioni da tutti, con qualche distinguo Ereditato "dossier di grande complessità"

Roma, 17 ott. (TMNews) - "Accetto consigli da tutti" specie in sede parlamentare, "ma un po' meno sono disposta ad accettare polemiche che arrivano da altre parti". E' quanto ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino alle Commissioni riunite Esteri e Difesa durante l'audizione congiunta con il collega Mario Mauro, in riferimento alla vicenda dei due marò italiani trattenuti in India. "Vanno bene lezioni da tutti, con qualche distinguo", ha spiegato la titolare della Farnesina, dopo le recenti critiche a tal proposito, arrivate anche dal suo predecessore Giulio Terzi.Il governo Letta ha "ereditato un dossier  di grande complessità"

sulla vicenda dei due marò italiani trattenuti in India, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone."Il nostro impegno è portare  a casa i marò. Dove si è bloccato il discorso, che al momento penso stiamo superando, è l'interrogatorio dei quattro militari che erano sulla nave" con Latorre e Girone. "Noi giustamente ci rifiutiamo di rimandarli in India per essere interrogati e il braccio di ferro sta in queste dimensioni", ha commentato Emma Bonino, precisando che una volta in Italia "i nostri connazionali avranno un processo davanti una corte speciale" e per loro varrà "la presunzione di innocenza".

Un passo in avanti rispetto alle precedenti dichiarazioni del Ministro rilasciate al quotidiano “La Repubblica” il 1 ottobre 2013 in un articolo titolato “La svolta della Bonino “non è accertata l’innocenza dei due marò”” in quanto nella notizia leggiamo finalmente che si intende rispettare la garanzia costituzionale  della “presunzione di innocenza” .

Un’abissale passo indietro invece, nel tempo e nella cultura italiana, anche in contrasto con la carta Costituzionale,  quando invece ci viene detto “i nostri connazionali avranno un processo davanti una corte speciale”.

Una frase che, per taluni aspetti, spiega quanto espresso dal Vice Ministro degli Esteri Pistelli e riportato nella presentazione del Thread dedicato ai due  Marò sulla pagina di FB del Ministro Bonino, scomparso dopo una permanenza di qualche ora. Una frase con la quale si informava che l’Italia  ha una "GESTIONE CONDIVISA"delle procedura indiana,della Corte speciale.

A questo punto, non credo che si possa ancora accettare questa ridda di informazioni contrastanti che palesano sicuramente un approccio confuso se non addirittura contraddittorio, ad una vicenda che si trascina ormai da 20 mesi.

Se il Ministro Bonino ha ereditato un  "dossier di grande complessità" e nello stesso tempo ci informa che  “Sui marò accetto lezioni da tutti, con qualche distinguo”, credo che, nell’assoluto rispetto della trasparenza istituzionale e delle garanzie costituzionali,  la dottoressa Bonino ci debba alcuni chiarimenti.

In primis, se improvvisamente è venuta a cadere in Italia la garanzia della presunzione di innocenza stante la frase a Lei attribuita “non è accertata l’innocenza dei due marò” e, poi,  se si è ritornati ai periodi buoi che la storia ci tramanda come propri di dittature come quella fascista o stalinista ed esista, quindi, il rischio che vengano istituite di volta in volta “Corti Speciali” per giudicare gli italiani.  

Ministro aspettiamo fiduciosi un Suo chiarimento per non vedere svanire l’ultimo barlume di fiducia verso le Istituzioni e la certezza che in Italia sia ancora rispettato il diritto che rende grande una democrazia, quello di espressione.

Fernando Termentini, 19 ott. 2013 - ore 12,30

 

venerdì 18 ottobre 2013

L’ambiguità non è solo indiana


L’India sta dimostrando  ancora una volta di non sapere cosa sia il Diritto Internazionale e la Convenzione di Montego Bay sottoscritta in ambito ONU. Delhi si propone, infatti, con impenetrabile ambiguità, adottando due pesi e due misure nei confronti dell’Italia e degli USA.  


Mostra i muscoli con l’Italia  e non riconosce le più elementari regole del diritto internazionale e di quello pattizio, nega l’immunità funzionale a due militari italiani riconosciuta in tutto il mondo e, peraltro, applicata da Delhi in più di un’occasione a favore dei  propri militari colpevoli di reati immondi come lo stupro.


Si cala, invece,  le brache nei confronti degli USA  come palesemente dimostrato ieri da una dichiarazione del vice consigliere indiano per la sicurezza nazionale, Nehehal Sandhu in occasione di un episodio simile a quello della Enrica Lexie e che ha coinvolto una nave americana.


Una posizione indiana stigmatizzata in una nota pubblicata nel blog “Altra informazione” gestito dal dott. Alfredo d’Ecclesia.


Alfredo scrive partendo da un mio post pubblicato su Facebook  : “Caso marò: L'India riconosce il diritto internazionale...agli altri

“NOTIZIA DA LEGGERE ATTENTAMENTE E SE IN NOSTRI RAPPRESENTANTI ISTITUZIONALI ED IN PARTICOLARE IL MAE  NON ATTIVA IMMEDIATAMENTE L'ARBITRATO INTERNAZIONALE O NASCONDEE QUALCOSA O SI DEVE FARE UN  SEGUITO AL MIO ESPOSTO DI IERI ! Fernando Termentini.
 
(ANSA) - NEW DELHI, 17 OTT - Se si dovesse accertare che il pattugliatore 'Seaman Guard Ohio'di proprieta' di una societa' Usa bloccato sabato con armi e munizioni a bordo al largo dello Stato del Tamil Nadu non era in acque territoriali indiane, allora ''sara' difficile avviare contro di esso qualsiasi azione''. Lo ha dichiarato oggi a New Delhi il vice consigliere indiano per la sicurezza nazionale, Nehehal Sandhu.

''Si deve capire - ha detto parlando con i giornalisti secondo l'agenzia di stampa Pti - che le acque territoriali dell'India si estendono per 12 miglia nautiche. Su tutto quello che accade oltre non possiamo esercitare la nostra sovranita'''. ''Per cui - ha aggiunto - se c'e' una nave oltre questo limite facendo qualunque cosa, che possiamo fare noi in base alla legge? Le leggi non possono essere inventate''. Sulla collocazione del pattugliatore in mare al momento del sequestro vi sono notizie contrastanti. Secondo una fonte era a 15 miglia dal porto di Tuticorin, secondo un'altra a 45 miglia. L'incidente e' in qualche misura assimilabile a quello in cui sono coinvolti i maro' Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il 15 febbraio 2012 la petroliera Enrica Lexie si trovava a 20,5 miglia nautiche dalla costa quando sono morti due uomini del peschereccio indiano St. Anthony. Secondo la denuncia della polizia, il Seaman Guard Ohio, battente bandiera della Sierra Leone, e' entrato illegalmente nelle acque territoriali indiane con un quantitativo di armi e munizioni. L'equipaggio, composto da 35 uomini di diverse nazionalita', e' stato denunciato per possesso ingiustificato di armi. Dopo aver scortato la nave nel porto di Tuticurin, la polizia ha sequestrato 31 fucili e oltre 5.000 proiettili. La nave appartiene alla societa' Usa AdvanFort (con sede in Virginia), che fornisce servizi di scorta anti pirateria ai mercantili che transitano nell'Oceano Indiano. L'equipaggio, composto da dieci marinai (otto indiani e due ucraini) e 25 agenti di sicurezza (sei britannici, 14 estoni, quattro indiani e un ucraino), e' stato interrogato dagli inquirenti indiani.

Come giustamente ha fatto osservare il Gen. Fernando Termentini la notizia è clamorosa,notizia che di per se basterebbe a chiedere le dimissioni del governo italiano,è in atto un ulteriore vigliaccheria nei confronti di Max e Salvo i nostri due marò. Di fatto la Corte Suprema in maniera subdola e vigliacca ,comunque ha riconosciuto che l’incidente della Enrica Lexie non è avvenuto in acque territoriali indiane,ora che il governo italiano si pronunci immediatamente e chiedi  o il pronunciamento della Corte Suprema sulla giurisdizione,oppure nella incapacità di chiedere e con troppi scheletri nell’armadio ,chieda immediatamente l’arbitrato internazionale,lo ribadisco chieda immediatamente l’arbitrato internazionale.  Alfredo d'Ecclesia


Maro': Bonino, dossier complesso,sì a consigli no a polemiche.   (ANSA) - ROMA, 17 OTT - "Il nostro impegno e' di portare a casa i maro'" e "accetto consigli da tutti ma sono un po' meno disposta ad accettare polemiche" perché "abbiamo ereditato un dossier" di grande complessità……”.

Parole incisive ma, almeno per me,  poco chiare.  Chiedo, quindi,  al Ministro Bonino come sia possibile aderire al Suo invito di ricevere  “consigli”   dopo che ha chiuso nella sua pagina su FB (https://www.facebook.com/pages/Emma-Bonino/9005388225 )  il Thread dedicato ai marò.

Una decisione che ha portato all’insorgere di polemiche attraverso moltissimi post sicuramente  “off topic” pubblicati da molti in spazi della pagina dedicati ad altri temi. Un’azione voluta non per innescare una disputa lessicale ma solo perché non esiste altro modo per esprimere il proprio pensiero sullo specifico tema in una pagina che la dottoressa Bonino presenta come un’occasione di confronto di idee. Uno spazio dedicato ad un Ministro della Repubblica diventato ormai una bacheca passiva dove qualsiasi annuncio o espressione di pensiero cade nel vuoto.

Ieri in un altro scritto ho chiesto al Ministro di riaprire lo spazio dedicato a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, oggi mi ripeto anche alla luce della disponibilità dichiarata all’ANSA dalla dottoressa Bonino.

Ministro, sarebbe auspicabile una dimostrazione aperta e trasparente della  disponibilità dichiarata ieri all’ANSA di voler ascoltare la gente ed essere pronta a recepire consigli. Una dichiarazione che abbia un seguito e non rimanga  un ennesimo puzzle di parole !

Con l’occasione un mio primo modestissimo consiglio : l’episodio della nave USA e le conseguenti dichiarazioni indiane riaprono la porta per avviare un urgente arbitrato internazionale, occasione misteriosamente abbandonata dal marzo u.s.

Un modestissimo suggerimento,  validato da pareri di esperti di diritto internazionale che ci dicono che sarebbe un’azione risolutiva a cui l’India non potrebbe sottrarsi e destinata a concludersi in un tempo massimo di 60-90 giorni. Un flash, rispetto ai 20 mesi trascorsi senza risultati da quel lontano 15 febbraio 2012.

Fernando Termentini, 18 ott. 2013 - ore 10,30

giovedì 17 ottobre 2013

Il Ministro Bonino e la sua pagina su Facebook


Molti politici italiani hanno aperto una loro pagina su Facebook dimostrando la volontà di favorire un confronto con i cittadini, utilizzando la piattaforma informatica che rappresenta di fatto la “Agorà” moderna, mutuando l’antico significato della parola (raccogliere, radunare),  termine con il quale nell'antica Grecia si indicava la piazza principale della “polis.

Lo hanno fatto, per citarne alcuni,  il Presidente del Consiglio Letta  ed il Ministro della Difesa Mauro (https://www.facebook.com/enricoletta.it?fref=ts -https://www.facebook.com/pages/Mario-Mauro/282343541897701?fref=ts), presentando le proprie pagine con uno stile editoriale e comunicativo assolutamente personale e senza riferimenti “iconografici” alla carica istituzionale  ricoperta.

Anche il Ministro degli Esteri Bonino ha seguito questa iniziativa ma con un impatto mediatico diverso. La Sua pagina si presenta, infatti, con un chiaro riferimento alla carica ricoperta, il palazzo della Farnesina sullo sfondo, l’immagine del Globo terrestre ed in primo piano il viso del Ministro (https://www.facebook.com/pages/Emma-Bonino/9005388225). Un vero e proprio messaggio attraverso l’immagine, con un chiaro richiamo al ruolo istituzionale, peraltro avvalorato dalla presentazione della pagina “ Sono contenta di avere questa opportunità di confronto con Voi. Vorrei rispondere a tutti, ma purtroppo non ho sempre il tempo di farlo. Vi chiedo quindi di comprendere ed avere pazienza. Per parte mia cercherò di fare del mio meglio. Grazie. Emma”.  

L’introduzione di una bacheca dove ci si aspetterebbe di leggere informazioni sulle iniziative nazionali di politica estera, sull’impegno italiano nel risolvere i piccoli grandi problemi globali ed una rappresentazione di come il Ministero degli Esteri si interfaccia con le altre Nazioni per portare avanti iniziative a favore dell’immagine italiana nel mondo.

Immediata, però, la delusione leggendo i singoli “thread” che riempiono la pagina, la maggior parte dei quali intitolati a vicende particolari e poco attinenti a quello che si intenderebbe il principale mandato istituzionale della Farnesina, piuttosto prossimi a particolari  scelte politiche personali.

Solo per citarne alcuni. “I diritti non sono per sempre se non vengono difesi, amati, nutriti @Radicali http://t.co/olvyqa4NWD”; Bonino:"Spreco alimentare paradosso del nostro tempo, a livello globale va perduto più di un terzo del cibo ….”;Staff: Intervista su La Stampa «C’è ancora molto, moltissimo da fare. Anche perché in Europa gli investitori non cercano tanto incentivi e sconti fiscali, ma certezze. Sulle regole del mercato del lavoro, sui tempi delle autorizzazioni. E soprattutto la certezza della Giustizia, civile e penale”.

Anche “annunci” su vicende non peculiarmente attinenti alla strategia di politica estero del nostro MAE  quali:  STaff: Video integrale della puntata della serie "Eco della Storia, dialoghi tra storia e contemporaneità", condotti da Paolo Mieli con la partecipazione di Giovanni Paolo Fontana. Ospite il Ministro degli Esteri, Emma Bonino”; “Staff: Bonino Congresso ALC Unica sede politica dove in questi giorni si discute di libertà civili nel nostro Paese”; “Staff: Al X° Congresso dell'Associazione Luca Coscioni "E ora laiche intese", a Orvieto #libertacivili #laicheintesehttp://t.co/RVjX2uPyvl”.

Spazi di discussione sui quali gli interventi postati vengono “moderati” da uno staff dedicato. Solo un’uscita diretta del Ministro, disturbata sicuramente dall’insistenza con cui molti cittadini chiedevano notizie delle iniziative istituzionali a favore dei due nostri militari in ostaggio dell’India da 20 mesi. “Emma Bonino ha scritto : “Staff, Signori, per cortesia, leggete il regolamento di questa pagina, così come riportato nella sezione informazione “informazioni - attività”. Questa continua invasione di off topic (fuori argomento) non è utile né a noi né a voi, né a chi dite di voler difendere …….”.

Richieste o espressioni di pensiero “off topic” sicuramente ripetute e reiterate, ma con un solo scopo, quello di richiamare l’attenzione di un Ministro della Repubblica sul problema di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che si trascina da oltre 600 giorni e di cui il MAE da tempo non informa con un approccio assolutamente diverso rispetto a quanto avviene, per esempio,  per i militanti di Greanpeace fermati in Russia per supposti reati contro la legge locale. A costoro la pagina dedica diversi Thread con informazioni dettagliate quali : “staff: Caso d’Alessandro, Vice Console italiano è a Murmansk dal 22 sett. Per assistenza. Farnesina in contatto con i famigliari @Greanpeace”.

Un’azione di disturbo portata avanti consapevolmente  da molti e che improvvisamente sembrava avesse portato a risultati concreti. L’ANSA annunciava, infatti,  che il Ministro Bonino aveva deciso di aprire sulla Sua pagina di FB un Thread dedicato ai due Fucilieri di Marina. Tutto è avvenuto puntualmente ((https://www.facebook.com/pages/Emma-Bonino/9005388225), con uno spazio presentato con una dichiarazione del Vice Ministro degli Esteri Pistelli in cui si legge che  l'Italia ha una "GESTIONE CONDIVISA"delle procedura indiana,della Corte speciale,ecc”. Parole precise che lasciano perplessi considerando che gli eventi specifici sono avvenuti in acque internazionali con il coinvolgimento di due militari italiani a cui è dovuta la garanzia dell’immunità funzionale e che le prove a carico dei due Fucilieri di Marina sono state artatamente confezionate dall’India.
 
Immediata la reazione di gradimento di tutti coloro che seguono la vicenda dal 18 febbraio 2012 , attraverso l’espressione di opinioni inequivocabili, tutte, però,  improntate alla massima educazione, e ciò nonostante contrastate spesso da uno staff poco propenso al confronto o da persone palesemente vicine al Ministro portatrici di critiche  ai limiti di un’accettabile scambio di idee. Affermazioni, queste, non dedotte da interpretazioni personali di chi scrive,  ma riscontrabili nei contenuti dei post specifici, disponibili per chiunque volesse consultarli.

Tutto è durato però poco, anzi pochissimo. L’annuncio dell’ANSA seguita dalla conduzione del thread durata non più di 24 ore, conclusa con una repentina eliminazione dello stesso e dalla scomparsa dello “staff” impegnato a presentare e discutere  tutti gli altri  thread.

Una cancellazione accompagnata da dichiarazioni importanti attribuite al Ministro Bonino dal quotidiano “La Repubblica”, che il 1 ottobre ha pubblicato un articolo “La svolta della Bonino “Non è accertata l’innocenza dei due marò”, concetto ad oggi non smentito dal Ministro e quindi da Lei stessa fatto proprio.

Affermazioni che insieme alla cancellazione del Thread sui Marò annunciato dalla più importante Agenzia di stampa italiana lasciano molto perplessi. La frase attribuita al Ministro Bonino è, infatti, una negazione dello Stato di Diritto a cui, invece, spetta l’onere della prova e quindi della colpevolezza. L’eliminazione del thread sui Marò è un vero e proprio atto di censura inconcepibile ed inaccettabile in una democrazia moderna. Un controllo sull’espressione del libero pensiero attuato ricorrendo allo spazio di FB intitolato ad un Ministro della Repubblica, la dott.ssa  Bonino, da sempre impegnata nella difesa dei diritti civili e assolutamente contraria a quella che potremmo chiamare “l’omertà di Stato”.

La pagina su FB continua a vivere permeata da condivisibili iniziative per l’affermazione e difesa dei diritti dell’uomo ma con scarsissimi contenuti di informazione sulla politica estera italiana. Gli interventi di coloro che vorrebbero sapere di Massimiliano e Salvatore continuano sui vari post sicuramente “fuori tema”, ma mai come in questo caso è valido il vecchio detto “necessità fa virtù”.  
 
Un’azione di disturbo non attuata per destabilizzare una figura istituzionale, piuttosto per suscitare un interesse dello Stato per la sorte di due cittadini e che al momento non sembra essere tale.

Una forma di protesta forse inusuale, ma sicuramente mutuata almeno per i  più anziani di noi da altre forme di dissenso promosse in passato dal politico Bonino. Un dissenso non violento, portato avanti non con manifestazioni di piazza spesso intemperanti,  ma espresso attraverso le parole in un quadro di reciproco rispetto, tipico dell’antica tradizione della dottoressa Bonino, già impegnata in mille battaglie civili.

Ministro, La prego,  non continui ad ignorare, completi la Sua pagina anche con espressioni di politica internazionale che ci indichino cosa l’Italia vuole essere nel mondo e riapra il thread sui marò, credo che ne avremmo tutti da guadagnare in immagine e prestigio.

Roma 17 ottobre 2013, ore 13,00

giovedì 10 ottobre 2013

La NIA verrà in Italia per espletare le sue funzioni


Qualcuno griderà alla vittoria e trattenendo il fiato per “tirare indietro e fuori il petto” si presenterà a breve di fronte alle telecamere per dire “uomini di poca fede ve lo avevo detto, così si fa”!

Oggi infatti il quotidiano indiano  The Economic Times  scrive che l'India invierà  a Roma una missione della polizia investigativa Nia per interrogare quattro altri fucilieri di Marina. In questo modo si risolverebbe l'impasse che impedisce la chiusura delle indagini sull'incidente.

Un compromesso il cui maggior sponsor come noto è il Commissario di Governo dott. de Mistura che credo a breve se la notizia fosse confermata, darà fiato alle trombe per informarci e proporci questa che sembra una vittoria italiana, ma che di fatto rappresenta l’ennesima sconfitta  attraverso un’ulteriore cessione di quel poco di sovranità nazionale che ancora abbiamo.  

Un iter che comunque non sarà semplice. Infatti il "Times of India" ci informa che in ambito di amministrazione centrale di  Delhi permangono posizioni divergenti.  Il ministro degli Interni Sushilkumar Shinde che continua a sostenere la fermezza della Corte suprema in completo disaccordo con Il Ministro degli Esteri Salman Kurshid che “diplomaticamente” vorrebbe contribuire a far sì che si attenui la tensione diplomatica tra le due Nazioni.

Una cosa è certa, stiamo aprendo le porte ad un’Agenzia investigativa di uno Stato terzo esperta in antiterrorismo, per permettere di interrogare sul suolo nazionale 4 militari italiani sospettati di essere coinvolti in vicende accadute mentre difendevano in acque internazionali la sicurezza del territorio italiano. Un altro cedimento italiano che anche in questo caso dimostra la non volontà di pretendere la garanzia dell’immunità funzionale ai nostri militari con un messaggio assai deviante nei confronti di tutti coloro che in uniforme stanno difendendo gli interessi italiani in aree del globo a rischio.  

Un parere, il nostro,  che emerge dopo aver acquisito notizie attraverso la stampa estera in quanto ormai  siamo abituati ad aggiornarci sulla sorte dei nostri Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone solo ed esclusivamente leggendo o ascoltando  media indiani.

 Una costrizione voluta e gestita da chi invece in Italia dovrebbe aver aperto da tempo un canale comunicativo specifico in cui canalizzare un flusso continuo di informazioni sulla vicenda. Il Ministro degli Esteri che dopo aver aperto uno spazio sulla sua pagina del social network Facebook ne ha subito disposto la chiusura e continua a tacere proponendo sempre di più  una Farnesina tagliata fuori dai giochi.

Roma 10 ottobre 2013 - ore 15,30

 


 

martedì 8 ottobre 2013

I due Marò : gli indiani sconfessano l’Italia


Oggi The Hindu in un articolo sulla situazione dei due Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone rompe il silenzio mediatico italiano e ci informa su una situazione assolutamente nebulosa e diversa da quanto fino ora reso noto in Italia.

 Il quotidiano indiano informa, infatti  che il Ministero degli Esteri indiano, lunedì scorso, ha smentito che ci siano in corso iniziative delle Istituzioni di Delhi perché si arrivi ad un accordo extra -giudiziale che risolva il caso dei due Fucilieri di Marina italiani, pur confermando che ci sono stati incontri tra funzionari italiani ed indiani che hanno discusso del problema.

 Il Ministro ha altresì sottolineato che il caso è sub judice e l'esito finale dipenderà da ciò che la magistratura deciderà. Un’affermazione in completo contrasto con quanto ci è stato proposto dalle seppur sterili comunicazioni ufficiali.

Una palese divergenza sul piano concettuale fra quanto finora comunicato dal dott. de Mistura,  Commissario di Governo per la vicenda,  in particolare per quanto attiene ad una rapida chiusura del processo che sarebbe dovuto iniziare secondo le Sue valutazioni già a settembre. Qualcosa in contrasto  anche con quanto a suo tempo ci disse l’ex Premier Monti, dopo il rientro improvviso dei due Fucilieri in India.

Una dicotomia ancora più evidente rileggendo alcune dichiarazioni del Vice Ministro degli Esteri Pistelli sulle concordate regole di ingaggio con Delhi e  su un approccio condiviso da parte italiana con la gestione indiana della vicenda. Parole dalle quali è lecito desumere che l'Italia si assume in toto la corresponsabilità legale e politica del processo ai due Fucilieri di Marina delegando all’India l’iter giudiziario, affidato ad una Corte Speciale che deciderà riferendosi ad un ordinamento giudiziario che comunque prevede la pena di morte nel quadro della normativa antiterrorismo e delle indagini svolte dalla NIA.

Conclusioni quelle del Vice Ministro che sembra essere condivise dal Ministro Bonino al punto di essere riportate nel testo di presentazione del Thread aperto nella pagina di FB del Ministro (https://www.facebook.com/pages/Emma-Bonino/9005388225 ),  voluto per offrire uno spazio di discussione sulla vicenda e chiuso nell’arco di un giorno forse per i commenti espressi da molti in contrasto con le posizioni ministeriali ma, in ogni caso, per il 99% proposti con gentilezza e correttezza.

Dichiarazioni assolutamente incomprensibili nel momento che l’articolo su The Hindu si conclude informando che “Funzionari del Ministero degli affari esterni indiano hanno anche  detto che il governo non aveva mai contemplato un accordo extra -giudiziale, anche quando l'Italia ha offerto un risarcimento alle famiglie degli uccisi” .

Roma 8 ottobre 2013, ore 14,00

 

 

 

 

 


Il quotidiano indiano informa, infatti  che il Ministero degli Esteri indiano, lunedì scorso, ha smentito che ci siano in corso iniziative delle Istituzioni di Delhi perché si arrivi ad un accordo extra -giudiziale che risolva il caso dei due Fucilieri di Marina italiani, pur confermando che ci sono stati incontri tra funzionari italiani ed indiani che hanno discusso del problema.

Il Ministro ha altresì sottolineato che il caso è sub judice e l'esito finale dipenderà da ciò che la magistratura deciderà. Un’affermazione in completo contrasto con quanto ci è stato proposto dalle seppur sterili comunicazioni ufficiali.

Una palese divergenza sul piano concettuale fra quanto finora comunicato dal dott. de Mistura,  Commissario di Governo per la vicenda,  in particolare per quanto attiene ad una rapida chiusura del processo che sarebbe dovuto iniziare secondo le Sue valutazioni già a settembre. Qualcosa in contrasto  anche con quanto a suo tempo ci disse l’ex Premier Monti, dopo il rientro improvviso dei due Fucilieri in India.

Una dicotomia ancora più evidente rileggendo alcune dichiarazioni del Vice Ministro degli Esteri Pistelli sulle concordate regole di ingaggio con Delhi e  su un approccio condiviso da parte italiana con la gestione indiana della vicenda. Parole dalle quali è lecito desumere che l'Italia si assume in toto la corresponsabilità legale e politica del processo ai due Fucilieri di Marina delegando all’India l’iter giudiziario, affidato ad una Corte Speciale che deciderà riferendosi ad un ordinamento giudiziario che comunque prevede la pena di morte nel quadro della normativa antiterrorismo e delle indagini svolte dalla NIA.

Conclusioni quelle del Vice Ministro che sembra essere condivise dal Ministro Bonino al punto di essere riportate nel testo di presentazione del Thread aperto nella pagina di FB del Ministro (https://www.facebook.com/pages/Emma-Bonino/9005388225 ),  voluto per offrire uno spazio di discussione sulla vicenda e chiuso nell’arco di un giorno forse per i commenti espressi da molti in contrasto con le posizioni ministeriali ma, in ogni caso, per il 99% proposti con gentilezza e correttezza.

Dichiarazioni assolutamente incomprensibili nel momento che l’articolo su The Hindu si conclude informando che “Funzionari del Ministero degli affari esterni indiano hanno anche  detto che il governo non aveva mai contemplato un accordo extra -giudiziale, anche quando l'Italia ha offerto un risarcimento alle famiglie degli uccisi” .

Roma 8 ottobre 2013, ore 14,00